IPhone, smartphone e videogames sono tra i prodotti globalmente più rubati a livello globale. Anche se più in generale gli articoli più appetiti dai ladri, in Italia e nel resto d’Europa, sono quelli più facili da nascondere e da rivendere, quelli quindi – oltre alla tecnologia portatile – dell’Alimentare, con vini e superalcolici al primo posto, seguiti da carne fresca e formaggi, il Fashion, dove i prodotti più a rischio sono giubbotti in pelle, calzature ed accessori moda, mentre per l’Health&Beauty, sono, in ordine, i prodotti per il trucco, le creme per il viso e le lamette. Quanto all’identikit dei taccheggiatori, il 65% ha un’età compresa tra i 18 e 45 anni a livello mondo, mentre in Italia la fascia si concentra tra i 30 e 45 anni. E se i clienti rubano soprattutto nei negozi specializzati in prodotti di bellezza ed alimentari, i dipendenti si concentrano soprattutto nei negozi di elettronica e di articoli sportivi.
I dati emergono dall’edizione 2014 del Barometro mondiale dei furti nel retail, promosso da un fondo indipendente di Checkpoint Systems e condotto da The Smart Cube in collaborazione con l’analista Ernie Deyle. Il costo globale delle differenze inventariali è stato di oltre 96 miliardi di euro, perdite che includono i furti ad opera dei clienti, della criminalità organizzata, dei dipendenti, le frodi dei fornitori e gli errori amministrativi, per una percentuale pari all’1,29% delle vendite retail.
I dati sono stati raccolti con interviste telefoniche e online in 24 paesi da 222 Operatori.
Lo studio evidenzia che le differenze inventariali sono in lieve calo in molti Paesi, grazie da un lato “alla maggiore attenzione verso i metodi di prevenzione delle perdite e dall’altro alle prospettive economiche leggermente migliorate, specialmente nel Nord America. Inoltre, i Paesi come l’Italia – si legge nello studio – che presentano minori differenze inventariali, sono quelli in cui gli investimenti in prevenzione sono aumentati”.
Nello specifico dell’Italia, i furti risultano quindi in diminuzione rispetto all’anno scorso, attestandosi all’1,09% delle vendite, per un valore pari a 3,1 miliardi di euro di perdite annue per gli esercenti ed una maggiore spesa, di circa 94 euro a persona. Oltre il 75% delle differenze inventariali è attribuirsi ai furti, compiuti dai clienti per un 53,4% e dai dipendenti per il 22%. Seguono gli errori amministrativi (16,3%) e le frodi da parte dei fornitori (8,3%).