LA QUOTAZIONE

Snapchat, debutto record in Borsa: apre in rialzo del 45%

Titoli sul mercato a 24 dollari ad azione, sopra i 17 dell’Ipo. E’ la quotazione più grande da quella di Alibaba nel 2014. Ma per Michael Wade l’operazione “ha senso sul brevissimo: su lungo periodo dovrà vedersela con avversari dotati di potenza di fuoco”

Pubblicato il 02 Mar 2017

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Esordio col botto in Borsa per Snap Inc, a cui fa capo Snapchat. I titoli Snap aprono a 24 dollari per azione, sopra il prezzo di 17 dollari dell’initial public offering.

Ieri sera la società aveva fissato il suo valore di mercato a 24 miliardi di dollari. Si tratta di un prezzo superiore alle attese e al range indicato dal gruppo che si fermava nella forchetta 14-16 dollari, ma vicino alle ultime indiscrezioni che lo davano tra i 17 e i 18 dollari ad azione. Inoltre le impressioni sono buone anche perché il road show – durato quasi due settimane – ha avuto un grande successo e moltissime richieste: ha raccolto 3,4 miliardi di dollari. In questo momento i suoi due fondatori, Evan Spiegel e Bobby Murphy, hanno una ricchezza di 4 miliardi di dollari, anche se si tratta ancora di un valore virtuale.

Il gruppo che produce l’app per inviare messaggi che si cancellano dopo pochi secondi, ha messo sul mercato 200 milioni di azioni. Quella di oggi inoltre sarà la più grande Ipo da quella di Alibaba, che nel 2014 si è quotata con un valore iniziale di 624 miliardi di dollari.

Ma che senso ha questa partenza in quarta? “Sul brevissimo ha senso, ma è arduo pensare che avrà successo anche sul lungo” è il commento di Michael Wade (professore IMD in Innovation and Strategy, Cisco Chair in Digital Business Transformation). Questo per vari motivi: “Sia chiaro, il prezzo per utente è in linea con le offerte più recenti: circa 100 dollari a utente. Microsoft ha pagato un prezzo simile per LinkedIn lo scorso anno. Facebook ha pagato un po’ meno per WhatsApp nel 2014, ma siamo sempre nella stessa gamma. Va però anche considerato che gli utenti non sono tutti uguali: Snapchat è estremamente popolare fra i 13-24enni, fascia attraente per molti inserzionisti (anche se molto volatili), e in più ha margini di espansione globale. Ma nonostante Facebook, Instagram e Google propongano pallide copie di Snapchat, possono contare su una forza di fuoco per combatterlo. Al contrario, Snapchat, almeno oggi, non ha frecce al proprio arco“.

Ci sono altri aspetti che ipotecano il successo a lungo termine: “Si usa Snapchat – dice Wade – perché è l’incarnazione dell’usa e getta. Si adatta alla (scarsa) capacità di attenzione dei giovani d’oggi. E’ positivo perché non c’è bisogno di scorrere su e giù fra masse di aggiornamenti e foto per trovare quello che interessa. E’ negativo perché questo è un disastro per gli inserzionisti. Non si usa Snapchat per cercare informazioni (come Google) per trovare un lavoro (come LinkedIn), per avere rapporti con gli amici (come Facebook), o per comprare roba (come Amazon e Alibaba). Il fatto è che non è stato progettato – un po’ come Twitter – per supportare pubblicità: né sono in vista sono fonti evidenti di reddito o profitto”. Per concludere: “Dovrei investire in Snapchat? Se fossi in cerca di un investimento mordi e fuggi sì. Se dovessi pensare a qualcosa di più di lungo un paio di mesi, no grazie”.

Alla fine dell’anno Snapchat ha comunicato di avere in media 158 milioni di utenti attivi al giorno. Mentre i ricavi sono stati di 404 milioni di dollari, in rialzo da vendite pari a zero di solo tre anni fa. Snapchat inoltre ha fatto sapere di poter raggiungere un fatturato di un miliardo di dollari nel 2017. È inoltre importante capire quali siano le intenzioni di Snapchat: è molto probabile che cerchi nuovi modi di consumo dei contenuti creati dai suoi utenti, per poter continuare a crescere. Ma l’elemento più importante, dicono gli analisti, è che potrebbe riportare fiducia nel mercato delle startup tecnologiche, da troppi anni sotto tono sulla borsa di New York.

Ma ci sono anche alcuni timori: in particolare molti analisti si chiedono quanto riuscirà a differenziarsi da Facebook e quanto non rischi di essere mangiata dal colosso di Mark Zuckerberg. Parlando di società americane, proprio Facebook, nel 2012, è stato l’ultimo colosso a quotarsi in borsa.

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