IL CONVEGNO CORCOM-FPA

Spid, non solo Pin unico ma “un sistema digitale completo”

Le tappe, le killer app, i partenariati pubblico-privati: il nuovo sistema dovrà essere “ambizioso” e semplificare la vita a cittadini e imprese. Focus anche su competenze e progetti “di sistema” per evitare una PA frammentata. Terza tavola rotonda del convegno CorCom-Fpa “Cyber security & Digital identity”

Pubblicato il 02 Feb 2016

Patrizia Licata

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“Identità digitale: servizi, integrazione sociale e sicurezza”, questo il tema della terza Tavola rotonda del convegno “Cyber security & Digital identity – La sicurezza del Paese passa dal digitale” organizzato da CorCom e FPA.

Nel progetto Spid, la nuova “infrastruttura Paese” di login che permette a cittadini e imprese di accedere con un’unica identità digitale ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati che aderiranno, Agid ha giocato il ruolo centrale coprendo diversi aspetti, dal regolamento al processo di accreditamento, ha indicato Antonio Samaritani, Direttore Generale dell’Agenzia: “A gennaio sono stati condotti i test con i tre identity provider (Poste Italiane, TIM, InfoCert), poi ci sarà la firma delle convenzioni (già approvate dal Garante), probabilmente entro la prossima settimana, e così gli identity provider saranno messi in grado di operare; entro il 15 febbraio arriveranno anche le convenzioni che gli SP devono fare con gli erogatori dei servizi”. Agid si occuperà anche di passi successivi tra cui la divulgazione al cittadino, mentre gli identity provider dovranno avviare la distribuzione delle identità. “Il cittadino ora deve capire che cosa è Spid e a che cosa serve; Agid identificherà per questo anche dei progetti pilota”. Samaritani ha spiegato che l’identity provider “non farà profilazione commerciale, non ci sarà vendita dei dati a scopi di pubblicità; l’identity provider potrà però ralizzare servizi a valore aggiunto in ambito sicurezza; a parte ci potranno essere attori terzi che vendono pubblicità ma solo dopo aver informato il cittadino e ottenuto il consenso”.

“Negli ultimi mesi l’Italia ha fatto grandi passi in avanti a livello di Paese prendendo consapevolezza del digitale come tema non solo tecnologico ma competitivo per la crescita dell’economia e dell’occupazione; il premier Matteo Renzi ha preso una posizione precisa e diretta sul digitale e molte Regioni hanno avviato progetti concreti”, ha sottolineato Elio Catania, Presidente, Confindustria Digitale. “Anche tra le imprese oggi si parla di manifattura 4.0. Abbiamo imboccato la strada giusta, ma occorre capire che Spid senza servizi perde valore e i servizi non sono solo sul versante pubblico ma soprattutto privato: ai service provider iscritti se ne devono aggiungere altri. Per questo occorre nel contempo accelerare la digitalizzazione di tutte le imprese, anche piccole, e diffondere conoscenza e competenze puntando su centri di eccellenza, università e poli di innnovazione”.

Tra le Regioni impegnate in progetti concreti, c’è l’Emilia Romagna, una delle prime dove partirà Spid; Dimitri Tartari, Responsabile Agenda Digitale dell’Emilia Romagna, ha sottolineato che il sistema di identità unica “non è un fine ma un mezzo, uno strumento abilitante, e l’importante sarà trovare delle killer application, ovvero soluzioni percepite come utili per il territorio, facilitanti per cittadini. Su questo ci confronteremo con Agid“. Fondamentale anche capire “come soggetti fuori dalla PA possono portare valore al progetto”. Antonella Giulia Pizzaleo, Responsabile Agenda digitale regionale e Internet governance, Regione Lazio, ha sottolineato l’importanza di individuare insieme ai privati i servizi prioritari da far partire con Spid “se no si rischia di non farne percepire l’utilità e di creare confusione tra più strumenti”. Tra le killer app ci potrebbero essere quelle in ambito sanità, per il pagamento elettronico del ticket, per esempio, il cambio del medico o le esenzioni per reddito. “Il cittadino e i suoi diritti sono il punto di osservazione centrale”.

Spid è importante come convergenza tra Pubbliche amministrazioni e questo standard va seguito nella PA per semplificare la complessità della macchina pubblica”, ha sottolineato Stefano Tomasini, Direttore Centrale Organizzazione Digitale, Inail. Inail (come Agenzia delle Entrate, Inps e alcune Regioni pilota) permetteranno da subito l’accesso ai propri servizi tramite Spid e questo “consente di concentrare l’attenzione sull’erogazione dei servizi, che è l’attività principale di enti come l’Inail, risparmiando risorse e migliorando la qualità e l’efficienza”.

L’importante è che Spid sia un sistema “semplice”, non solo per chi eroga i servizi, ma anche per chi li riceve, ovvero il cittadino: “Non ci deve complicare la vita, chiedere informazioni se già la PA ne è in possesso”, ha sottolineato Carlo Mochi Sismondi, Presidente, FPA. “Spid è uno straordiario strumento ma deve essere fruibile e permettere di dialogare non solo con la PA ma anche aiutare a dialogare con i privati creando un grande sistema digitale completo che elimina la moltiplicazione di password. L’approccio deve essere per forza molto ambizioso”.

Strumenti come Spid, fatturazione elettronica, eccetera, devono servire a migliorare la vita di cittadini e imprese, ha ribadito Alfonso Fuggetta, Ceo, Cefriel. “Dobbiamo capire come progettare sistemi orientati a risolvere i problemi dei cittadini, questo è centrale, se no le persone non sapranno che fare dell’identità digitale. Per esempio, una persona cui nasce un figlio oggi deve registrare la nascita al Fisco, all’Anagrafe, ecc. Il sistema Spid non deve sostituire questo con una pletora di app e transazioni digitali anziché fisiche: deve ridurre, quasi azzerare tutte queste operazioni, garantendo qualità e sicurezza. Questo cambia veramente la vita ai cittadini, in meglio”. Come vincerà l’Italia questa sfida? “I cervelli li abbiamo, il problema è che fuggono all’estero perché il nostro mercato IT è depresso e non offre opportunità di carriera e guadagno. Dobbiamo trovare un modo per riportare le competenze in Italia. E poi bisogna imparare a progettare a livello di sistema, con una governance che metta insieme i vari pezzi dei processi e dei sistemi della PA, se no il rischio è che i progetti si trasformino in delusioni”.

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