PNRR

Startup, l’allarme di InnovUp: “Mancano all’appello 88,5 milioni di euro”

L’associazione denuncia un buco nell’allocazione delle risorse approvata dal ministro delle Imprese Adolfo Urso e chiede un tavolo col governo. E segnala: “Lasciati fuori gli operatori storicamente attivi sul territorio”

Pubblicato il 14 Mar 2023

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“Mancano all’appello 88,5 milioni di euro” nell’attuazione dell’investimento per i centri di trasferimento tecnologico che, nell’ambito del Pnrr, prevede nel complesso l’allocazione di 350 milioni di euro.

A denunciarlo è InnovUp, l’associazione nazionale di rappresentanza della filiera dell’economia dell’innovazione, in seguito alla recente approvazione del decreto attuativo, firmato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Si parla quindi di un buco consistente nella dotazione 2.3 della Missione 4, Componente 2 del Pnrr “Potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico” .

L’attuale destinazione delle risorse

Urso ha infatti dato via libera al dispositivo che alloca un totale di 261,5 milioni, assegnandoli a una serie di organizzazioni tra cui spiccano gli otto Competence Center nazionali e 37 Poli europei di Innovazione Digitale. Dei restanti 88,5 milioni non si conosce ancora la destinazione e, sottolinea InnovUp, sembra non esserci sul tavolo alcun sostegno a presìdi fondamentali della filiera dell’innovazione, quali i Parchi Scientifici e Tecnologici, gli Incubatori Certificati e le Case delle Tecnologie Emergenti, attori che hanno sviluppato nel tempo un profondo impatto nel trasferimento tecnologico e nella creazione di impresa.

A essere esclusi sarebbero così decine di soggetti, e il direttore di InnovUp, Giorgio Ciron, ritiene “assurdo” non aver destinato “alcun sostegno” a realtà “che da tempo sono presenti sul territorio, in modo capillare, e che lavorano già con tante Pmi”. Un ecosistema che genera quasi 500 milioni di fatturato, con 2.200 persone impiegate, 2.500 imprese supportate e altre 5.000 verso cui sono erogati servizi.

InnovUp richiede un tavolo per il confronto

L’associazione chiede, pertanto, al governo di “essere audita con urgenza, aprendo un tavolo con il Mimit in rappresentanza dei propri associati, dei loro investitori, collaboratori e dipendenti, nonché a tutela dell’indotto della filiera che conta 45 Parchi Scientifici e Tecnologici, sette Cte e 60 incubatori certificati”. Tra queste realtà ci sono ComoNExT, Kilometro Rosso e altri parchi scientifici e tecnologici, da Trieste alla Sicilia.

Ad oggi, come detto, le risorse sono destinate agli otto competence center nazionali e ai 37 Poli europei di innovazione digitale. Secondo InnovUp, “concentrare tutte le misure di sostegno verso soggetti nuovi e alternativi, lasciando fuori proprio gli operatori storicamente attivi sul technology transfer, sarebbe un’azione in antitesi all’efficace raggiungimento degli obiettivi posti dal Pnrr di digitalizzare 4.500 Pmi”.

InnovUp, in qualità di Associazione nazionale di rappresentanza della filiera dell’economia dell’innovazione, esprime “viva preoccupazione per il rischio che queste organizzazioni e aggregazioni non vengano tenute in considerazione, in quanto il presidio di attività da esse svolte è imprescindibile nella generazione del Pil e per il valore che creano in termini di impatto economico e sociale, per il grado di competenza consolidato al loro interno e per il costante lavoro di presidio territoriale nella valorizzazione della conoscenza. Un ruolo che permette a queste realtà di essere vicine alle imprese dei loro territori e di supportarle nei necessari processi di transizione digitale con la possibilità, quindi, di impiegare rapidamente ed efficacemente eventuali nuove risorse. Viceversa, concentrare tutte le misure di sostegno verso soggetti nuovi e alternativi, lasciando fuori proprio questi operatori, sarebbe un’azione in antitesi all’efficace raggiungimento degli obiettivi posti dal Pnrr che non sfrutterebbe la rete già attiva sui territori andando a detrimento di organizzazioni che svolgono da molto tempo la propria opera senza che il loro ruolo sia stato utilmente sfruttato e valorizzato”.

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