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Stm dice addio ai chip per set-top-box, previsti 1.400 esuberi

La decisione dopo un 2015 chiuso con perdite importanti nei due segmenti, pronto un piano di “riallineamento globale delle risorse”. Dura la reazione della Fiom: “Basta riduzione del personale, serve piano di rilancio e sviluppo”

Pubblicato il 27 Gen 2016

Andrea Frollà

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Circa 1.400 esuberi e il ricollocamento all’interno del gruppo per 600 lavoratori. Sono questi gli effetti della chiusura da parte di Stmicroelectronics, azienda specializzata nella produzione di componenti elettronici, delle attività dedicata a prodotti per set-top box (apparecchi che aggiungono funzionalità televisive a dispositivi che non le hanno di default) e home gateway (i dispositivi che racchiudono traffico voce, dati e video di clienti residenziali per uso privato).

La società in una nota spiega di voler procedere ad un “riallineamento globale delle risorse che potrebbe coinvolgere circa 1400 persone in tutto il mondo, di cui circa 430 in Francia attraverso un piano di esodi volontari, circa 670 in Asia e circa 120 negli Stati Uniti”. Alla base di questa decisione le “perdite importanti” del gruppo in questi segmenti di business.

Del resto il 2015 è stato per l’azienda un anno di transizione, che ha visto la contrazione globale della domanda riflettersi negativamente sui conti economici dell’anno appena concluso. Stm ha infatti registrato una flessione di utili e ricavi, testimoniata dalla terza trimestrale 2015 e confermata anche dai dati relativi all’ultimo trimestre: ricavi a 1,67 miliardi di dollari (1,83 nel 4° trimestre 2014) e utile netto di 2 milioni di dollari.

Rispetto all’intero esercizio 2015, Stm fa segnare ricavi netti per 6,9 miliardi di dollari (-6,8% rispetto ai 7,4 miliardi dell’esercizio 2014) e un utile netto pari a 104 milioni di dollari, contro i 128 milioni di dollari di un anno fa. Per i primi tre mesi del nuovo anno, ha spiegato l’ad Carlo Bozotti, “ci aspettiamo che i ricavi si riducano rispetto al trimestre precedente di circa il 3% come punto intermedio”.

Pronta la reazione dei sindacati, con Per Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom, che giudica “del tutto negativo che il gruppo, a fronte di una continua discesa nella maggior parte dei parametri economici, fatta eccezione per i guadagni del board e degli azionisti, non pensi ad un vero piano di rilancio e di sviluppo, ma continui a perpetrare una politica di contrazione dei costi e riduzione del personale, non lasciando intravedere strategie per una vera inversione di rotta”.

Negli ultimi mesi, prosegui Turi, “abbiamo più volte sollecitato un incontro con Stefano Firpo (direttore generale per la politica industriale del ministero dello Sviluppo economico, ndr), ma non abbiamo avuto ad oggi alcuna risposta”. La Fiom ritiene che “il Governo debba intervenire, anche con una seria politica industriale, affinché nel breve-medio periodo non ci siano ripercussioni negative sui livelli occupazionali di StMicroelectronics e sulle prospettive industriali dei siti italiani.”

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