EQUO COMPENSO

“Stop alla tassa su cellulari e tablet, servono nuovi modelli”

Anitec insieme a DigitalEurope e ad altre associazioni dell’Ict e dell’elettronica di consumo: “Sistema ingiusto per il consumatore”. Aggiornare il sistema di prelievo per copia privata all’attuale contesto “armonizzando le normative”

Pubblicato il 27 Nov 2015

smartphone-151127125436

Il prelievo per copia privata non serve più. Servono modelli alternativi ai vecchi regimi di prelievo come licenze individuali, fondi o sistemi di compensazione statali. Lo dice Anitec insieme a DigitalEurope e ad altre associazioni europee dell’Ict e dell’elettronica di consumo, secondo cui va aggiornato “il sistema di prelievo all’attuale contesto, armonizzando le normative affinché possa essere realizzato a pieno titolo il Mercato Unico Digitale”.

Le associazioni (Agefe del Portogallo, Anitec, Bitkom della Germania, IT & Telekomföretagen della Svezia, Nederland ICT dei Paesi Bassi, Zipsee Digital Poland e Sfib della Francia), supportano in prima linea il diritto fondamentale ad un equo compenso per gli autori di opere d’intelletto. “La proprietà intellettuale – dice una nota – è una risorsa di vitale importanza. La creatività culturale e le innovazioni tecnologiche sono catalizzatori dello sviluppo di nuovi modelli di business, nonché importanti canali reddituali per creatori e titolari di diritti connessi”.

Ma gli attuali regimi di prelievo sono oramai strumenti inutilizzabili. “Per questo, i legislatori sono chiamati a riformare radicalmente tali modelli”. In un contesto che si rinnova continuamente “nasce l’esigenza di un aggiornamento sempre più frequente della legislazione sul diritto d’autore, per renderla uno o strumento idoneo per trovare in tempo reale risposte eque a scenari e modelli di business sempre nuovi”.

Serve, oltre che “investire nell’educazione del consumatore estirpando l’uso del file sharing e del peer-to-peer, modificando cioè la logica per cui tutto ciò che è online è gratis”. Ma non basta: il concetto di copia privata sta gradualmente perdendo rilevanza e “il rischio di eventuale danno nei confronti dell’autore per le copie fatte diminuisce via via. Oggi servizi e prodotti culturali vengono fruiti attraverso altri canali sfruttando altri modelli di business, tra cui lo streaming“.

Inoltre “il sistema attuale di levies manca di trasparenza ed è ingiusto per il consumatore”. Le associazioni “si impegnano a fornire il proprio supporto e contributo per una riforma radicale del sistema e per definire un periodo di transizione”.

Alcune alternative significative – scrivono – esistono già: licenze individuali, fondi o sistemi di compensazione statale. “Non dimentichiamo, infatti, che la direttiva Copyright Ue richiede che vi sia un “equo compenso”, senza specificare che lo stesso debba essere collegato al dispositivo di fruizione”.

“È giunto il momento di seguire i paesi che hanno già modernizzato i propri regimi in tal senso, come Finlandia, Gran Bretagna, Norvegia e Spagna – conclude la nota -. Ciò di cui abbiamo bisogno adesso è la volontà politica di modernizzare questi vecchi sistemi, concepiti per un mondo analogico, e implementare le alternative e portarli nel mondo digitale. Per questo motivo le associazioni promuovono sul tema una discussione aperta e lungimirante”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati