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Super-tassa Apple, l’Irlanda non ci sta: “Non siamo gli esattori delle aziende”

Il ministro delle Finanze di Dublino: “Ingiustificata” la riscossione dei 13 miliardi imposta dalla Ue. “Nessun aiuto di Stato: regime fiscale disponibile per tutti”. Il denaro sarà raccolto in un fondo fiduciario in attesa degli esiti dell’appello

Pubblicato il 18 Ago 2017

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Riscuotere 13 miliardi da Apple? Non ci spetta. E’ il senso delle dichiarazioni rilasciate dal ministro delle Finanze irlandese Paschal Donohoe al Frankfurter Allgemeine: l’operazione richiesta lo scorso anno dalla Commissione Ue, secondo il ministro “è ingiustificata”.

Il motivo è presto detto: le regole fiscali di cui Apple ha beneficiato, spiega Donohoe, erano infatti a disposizione di tutti, “non certo” ritagliate su misura per l’azienda tecnologica statunitense. Dunque non si tratta di aiuti di Stato, né “sono state violate la legge europea o irlandese”, ha aggiunto. “Non siamo gli esattori fiscali globali “, ha detto.

La Commissione Ue ha stabilito che la cifra pagata da Apple per le proprie attività in Irlanda era talmente inferiore al dovuto da configurarsi come aiuto di Stato e ha ordinato all’azienda di pagare fino a 13 miliardi più gli interessi a Dublino. Il governo irlandese ha detto che comunque raccoglierà i soldi in un fondo fiduciario in attesa dei prossimi step degli appelli contro la Commissione Ue.

Il “verdetto” di Margrethe Vestager, Commissario Ue alla Concorrenza, risale a un anno fa. Secondo la Ue Apple deve rimborsare all’Irlanda la cifra record di 13 miliardi di euro in imposte arretrate. Questo perché l’Irlanda ha garantito benefici fiscali illeciti fino a 13 miliardi di euro ad Apple“. La Commissione Ue può chiedere di recuperare aiuti di stato illegali per un periodo di 10 anni retroattivo a partire dalla prima richiesta di informazioni inviata alla Apple, che è avvenuta nel 2013.

Dublino è stata dunque chiamata a recuperare le tasse non pagate da Cupertino per gli anni che vanno “dal 2013 al al 2014, fino a 13 miliardi di euro più interessi“. Di fatto, il trattamento fiscale riservato alla Apple da Dublino secondo la Ue ha consentito al colosso di Cupertino di evitare di pagare le tasse sui profitti generati dalle vendite nell’interno mercato unico Ue, grazie alla decisione presa dalla società di registrare tutte le vendite in Irlanda, invece che nei paesi Ue dove i prodotti erano effettivamente venduti.

Apple nell’occasione aveva replicato che ci sarebbero stati “dolorosi effetti di questa operazione su occupazione e investimenti”. La Commissione Ue – scriveva l’azienda “ha lanciato un’iniziativa per riscrivere la storia della Apple in Europa, ignorare le leggi fiscali irlandesi e capovolgere il sistema fiscale internazionale”. L’iniziativa, l’accusa del ceo Tim Cookè senza precedenti e ha gravi e ampie implicazione. Sta effettivamente proponendo di sostituire la legislazione fiscale irlandese con quella che invece la Commissione ritiene dovrebbe essere. Questo infliggerebbe un devastante colpo alla sovranita’ degli stati membri dell’Ue sui propri sistemi fiscali e al principio della certezza del diritto. L’Irlanda ha detto che intende appellarsi e Apple farà lo stesso”.

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