SISTEMA TELEVISIVO

Switch off banda 700 Mhz: per le Tv italiane ecco l’ora della verità

Concessione Rai, contratto di servizio, quote di pubblicità. Le scelte non fatte in passato saranno obbligate nel prossimo futuro. L’Italia ce la farà? Perché una cosa è certa: il tempo per mettersi all’opera era ieri

Pubblicato il 08 Apr 2016

Vito Di Marco

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Liberazione Banda 700Mhz: 2020 o 2022? Nuova Concessione Servizio pubblico Radiotelevisivo. Conseguente Contratto di servizio quinquennale e non più triennale. Delega legislativa al Governo di riforma del Testo Unico, quindi quote pubblicità Rai, e ancora, delega legislativa al Governo per riforma quote di investimento produzioni audiovisive, e sullo sfondo la liberazione delle frequenze Sub 700 Mhz. A cui aggiungere il processo di consolidamento avviato anche in Italia tra gli operatori di rete TLC/Tv e le vicende finanziarie/industriali Vivendi-Telecom-Mediaset.

Mai come in questo momento l’Agenda politica ha visto una tale concentrazione di scadenze e scelte nel settore industriale dell’audiovisivo. Tutti pezzi, al momento disordinatamente buttati sul tavolo, di uno stesso puzzle che una volta composto ridisegnerà radicalmente il sistema radiotelevisivo italiano ed in maniera più ampia la produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi.

Eppure, nel dibattito pubblico permane un’ipocrisia di fondo, il non voler prendere atto che l’insieme di questi processi porteranno il Paese ad un nuovo Switch off che dovrà concludersi al più tardi nel 2022. Un processo di migrazione per l’industria e per gli utenti, ancora più complesso ed oneroso di quello faticosamente concluso nel 2012 con il passaggio dalla tv analogica alla tv digitale terrestre.

Ma a differenza del precedente switch off, questa volta non sarà possibile garantire e perpetuare lo status quo, trasporre il mondo analogico nel nuovo ambiente digitale. Detto in altre parole, il prossimo switch off, riducendo lo spettro frequenziale e nonostante le nuove tecniche di compressione del segnale (DVB-T2, Hevc), ridurrà drasticamente il numero di canali televisivi nazionali e locali oggi trasmessi sulla piattaforma digitale terrestre. Le scelte non fatte in passato saranno obbligate nel prossimo futuro. Ma soprattutto saranno scelte onerose per lo Stato e i cittadini.

Tutti gli operatori di rete, nazionali e locali, ovvero tutte le emittenti televisive, a conclusione dello switch off del 2012 hanno ottenuto dallo Stato concessioni ventennali per l’utilizzo delle frequenze. La scadenza nel 2032 di tali concessioni costituisce un fatto giuridico non aggirabile e quindi lo Stato italiano, per ottemperare a scelte europee e di mercato e per liberare parte di queste frequenze (Banda 700 mhz ed in seguito anche lo spettro inferiore sub 700Mhz) dovrà pagare i legittimi utilizzatori con indennizzi milionari.

Mentre gli utenti televisivi dovranno forse (ma la cosa è ancora incerta) adeguare gli apparecchi riceventi ai nuovi standard di trasmissione (DVB-T2 ed HEVC per il digitale terrestre). E questa volta servirebbe un po’ di lungimiranza e capacità di pianificazione in più, dal momento che già conosciamo le ulteriori richieste che provengono dal settore Tlc e dall’Europa per una ulteriore liberazione di spettro frequenziale, oggi ad uso televisivo (frequenze sub 700Mhz), necessario per i servizi internet mobile, Lte Broadcast e 5G. La complessità di questo processo di profonda trasformazione del sistema è un dato certo, a prescindere dal fatto se l’Italia deciderà di liberare la banda 700Mhz nel 2020 oppure nel 2022.

In entrambi i casi siamo già in ritardo nell’avviare la complessa macchina burocratica e tecnica necessaria ad accompagnare al meglio questa trasformazione. Dal prossimo luglio i produttori di televisori e decoder avranno l’obbligo di mettere in distribuzione solo apparecchi riceventi contenenti anche lo standard di trasmisssione DVB-T2 e il sistema di compressione video HEVC.

Ma quali sono le specifiche tecniche che il comparto radiotelevisivo italiano ha scelto per disegnare il proprio futuro? Lo scenario post 2022 sarà per forza di cose multipiattaforma (terreste, satellitare, IpTV). I televisori dovrebbero contenere anche sistemi riceventi avanzati satellitari (DVB-S2) ed Iptv? Chi lo dice ai produttori globali di televisori e decoder? Per lo switch off del 2012 ci vollero anni di lavoro, iniziato nel 2004, tra i tecnici delle Tv italiane ed i tecnici dei produttori globali di televisori per definire le specifiche tecniche del mercato italiano.

Nel processo che si sta avviando per il rinnovo della Concessione per il servizio pubblico verrà stabilito quanti Mux potrà utilizzare la Rai? Con il restringimento dello spettro frequenziale ad uso televisivo appare improbabile l’attuale uso di 5 Mux.

Sarà tema di discussione tra lo Stato ed il concessionario? In quale Comitato o Tavolo ministeriale, l’intero comparto industriale, nazionale e locale, discuterà e pianificherà il proprio futuro? Queste e tante altre sono le scelte da compiere, i temi da discutere. Serve una condivisa consapevolezza della grande trasformazione in atto e un’assunzione di responsabilità di tutti gli attori, istituzionali ed industriali, per affrontare al meglio un grande processo di cambiamento tecnologico ed industriale. Consapevoli, però, che il tempo per mettersi all’opera era ieri.

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