URBANISTICA&TELCO

Telecom, addio per sempre alle torri dell’Eur

Il cda rinuncia al progetto di trasferire il suo quartier generale nelle torri di Ligini. Decisiva la questione dei 24 milioni di oneri concessori destinati al Campidoglio

Pubblicato il 04 Ott 2016

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Telecom ha dato l’addio definitivo al progetto di trasferire il suo quartier generale alle Torri di Ligini, presso il quartiere Eur di Roma. Il cda presieduto da Giuseppe Recchi ha confermato la proposta dell’amministratore delegato Flavio Cattaneo di esercitare il diritto a vendere il 50% di Alfiere, la società proprietaria delle torri, a Cdp Immobiliare o a un soggetto terzo indicato dalla Cassa. E ieri sarebbe partita la comunicazione scritta a Cdp.

Sarà un advisor indipendente a periziare il valore delle torri tenuto conto che la partecipazione è in carico per 15 milioni. Il gruppo di Tlc ha dato attuazione al diritto previsto dagli accordi parasociali di vedere la propria quota partner a causa dell’assenza di un valido permesso di costruire rilasciato entro il 30 settembre 2016.

L’autorizzazione a costruire – secondo i piani Telecom nelle torri dovevano essere trasferite 5mila persone nel 2017 – era stata rilasciata dalla Giunta Marino, poi è stata revocata dall’amministrazione Raggi – in seguito a una verifica lanciata da Francesco Paolo Tronca – dopo le notizie sulle indagini della procura di Roma, a cui Telecom è estranea, che hanno coinvolto l’ex assessore all’urbanistica Giovanni Caudo.

L’annullamento da parte del Comune di Roma si fonda sull’illegittimità del permesso a costruire che avrebbe previsto oneri in campo ad Alfiere per 1 milione di euro al posto dei 24 stabiliti da protocollo firmato d’intesa tra il Mef e il Comune di Roma nel 2004. E proprio su questi presunto sconto, concesso dal piano dell’ex assessore Caudo si stanno concentrando le indagini.

Di fatto questo contributo è rimasto in capo a Cdp anche al momento dell’ingresso di Telecom nella jv Alfiere nel 2015. Ragion per cui Cdp si troverà ora a dover affrontare una lunga causa col Comune di Roma: la giunta ha infatti ribadito che non ha intenzione di rinunciare al contributo dei 24 milioni previsti.

Intanto Telecom dovrà riorganizzare in maniera diversa la sua presenza a Roma.

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