LA MOZIONE

Telecom Italia, M5S: “Scorporo per rilanciare la banda larga”

I grillini presentano in aula la mozione: public company per gestire l’infrastruttura. Romano: “Così ci sarebbe competizione reale tra i player”

Pubblicato il 11 Nov 2014

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“Sollecitate dall’arrivo della nostra mozione Telecom Italia in Aula, anche diverse forze politiche si stanno muovendo e presentano loro proposte. All’appello però manca il Pd: forse non vuole uscire allo scoperto perché aspetta che sia il governo a muoversi, dettandogli la linea?”

Così i deputati del Movimento 5 stelle in commissione Trasporti la cui mozione, depositata dal primo firmatario Paolo Nicolò Romano già prima dell’estate, è stata illustrata oggi a Montecitorio.

“Ricordiamo che la nostra mozione ha quale obiettivo principale quello dello scorporo dell’infrastruttura in rame e in fibra da Telecom, affidandone la gestione a una public company. Fatto, quest’ultimo, che garantirebbe un confronto davvero paritario tra i competitors del settore.

Queste misure sono il presupposto necessario per avviare un piano di investimento e sviluppo della banda larga in Italia il quale, tra l’altro, determinerebbe ricadute occupazionali positive. Una visione, la nostra, che si sposa appieno con l’indagine condotta da Agcom e dall’Autorità garante per la concorrenza, pubblicata oggi, dalla quale emerge la necessità di azioni strutturali per ridurre il digital divide, che vede il nostro paese fanalino di coda in Europa”.

Secondo le due autorità appare fondamentale la definizione di un Piano strategico nazionale per lo sviluppo delle infrastrutture che individui in maniera organica le aree di intervento, semplifichi le relazioni tra i diversi decisori coinvolti e svolga una pianificazione degli interventi sulle infrastrutture, proseguendo nel contempo con l’accelerazione della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.

“Ciò al fine di ridurre le incertezze che possono gravare sulle scelte di investimento degli operatori privati, rallentando lo sviluppo delle infrastrutture – spiegano le autorità – In questo contesto, assume un rilievo significativo anche la politica di sostegno della domanda. Si potrebbero considerare ad esempio interventi pubblici volti a promuovere una maggiore trasparenza della qualità delle connessioni on-line al fine di rendere gli utenti maggiormente consapevoli della differenziazione dei servizi di connettività a Internet”. Particolarmente efficaci possono essere politiche di sostegno della domanda sotto forma di voucher, sovvenzioni, benefici fiscali per le famiglie e/o imprese che vogliano dotarsi di una connettività a banda ultra-larga”.

In questo contesto la realizzazione di un assetto di mercato caratterizzato dall’esistenza di un operatore di rete “puro”, non verticalmente integrato nella fornitura di servizi agli utenti finali, costituisce evidentemente lo scenario “ideale” sotto il profilo concorrenziale e più “lineare” dal punto di vista della regolamentazione. Tuttavia, spiegano Agcom e Agcom, si tratta “di uno scenario di assai difficile realizzazione concreta – si spiega nelle conclusioni – Un eventuale scenario alternativo, in cui la struttura di mercato venisse a riorganizzarsi solo sulla figura dell’operatore dominante verticalmente integrato, implicherebbe – al contrario – uno scrutinio particolarmente attento sia sotto il profilo antitrust, sia in relazione alla sua disciplina regolamentare”. Un terzo scenario è quello in cui si sviluppano forme di co-investimento tra una pluralità di operatori, eventualmente anche attraverso la costituzione di joint venture. “Se quest’ultima opzione venisse realizzata in modo da non restringere ingiustificatamente gli spazi per il confronto concorrenziale, potrebbe essere considerata come soluzione di second best dal punto di vista concorrenziale, ma con il merito di accelerare i processi di investimento nelle reti di nuova generazione”, concludono le autorità.

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