E-HEALTH

Telescope, Italia in prima linea sugli standard per la telemedicina

Obiettivo del progetto è quello di sviluppare un codice di pratica per i servizi sanitari. In cantiere i test di cerificazione. Francesco Maiuri (Itc-Cnr): “Serve maggiore coordinazione”

Pubblicato il 19 Dic 2014

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“Il progetto ha raggiunto il suo principale obiettivo: sviluppare un codice di pratica europeo per i servizi di telesanità. L’unica deviazione da quanto inizialmente concordato con la Commissione europea è stato il numero di servizi di telesanità coinvolti nell’attività di validazione del codice, leggermente più basso di quanto previsto. Una deviazione, tuttavia, valutata irrilevante dalla commissione”. Il progetto al quale fa riferimento Francesco Maiuri, medico tecnologo e responsabile del settore telemedicina dell’Itc-Cnr, è “Telescope” (Telehealth services code of practice for Europe), il cui intento è quello di indirizzare l’organizzazione dei servizi di telemedicina, delle relative procedure e delle pratiche, con particolare riferimento alla garanzia della qualità dei servizi stessi, fornendo uno standard a cui far riferimento. Il codice, inoltre, mira a fornire una serie di indicazioni inerenti le competenze e le conoscenze delle quali dovrebbe essere in possesso il personale dedicato del sistema sanitario.

A poche settimane dal convegno “La telemedicina: verso uno standard europeo” che si è svolto presso il Consiglio nazionale delle ricerche a Roma, Maiuri fa il punto con il Cor.Com sia sul progetto Telescope sia sullo stato dell’arte della medicina a distanza. “Nel 2008 la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione 689 per promuovere la fiducia e l’accettazione dei metodi di telemedicina da parte dei paesi membri. Tutto questo attraverso la redazione di un codice di condotta per la valutazione dei servizi di telemedicina, contenente standard omogenei sovranazionali, concordati con le figure coinvolte nell’erogazione di tali servizi”, spiega il medico tecnologo. Nasce così il progetto Telescope, approvato e finanziato nell’ambito dell’health programme 2008/2013, nel quale sono coinvolti dodici organizzazioni di sette paesi europei, tra cui il Cnr e l’istituto auxologico italiano (che proprio quest’anno ha prodotto un codice europeo di buona pratica per i servizi di telemedicina).

Ma quali sono i passi successivi? “Le attività stanno proseguendo tramite l’iter di certificazione, avviato lo scorso maggio, attraverso il quale verrà valutata la conformità dei servizi di telesanità rispetto ai requisiti del codice. La certificazione verrà effettuata da Dnv Gl, mentre la gestione dello sviluppo del codice e della relativa proprietà intellettuale sarà affidata ad una nuova organizzazione europea che verrà fondata nei prossimi mesi. L’organizzazione porterà avanti il lavoro dei partner del progetto, essendosi sciolto il consorzio. Inoltre, si prevede l’estensione del campo di applicazione del codice oltre i confini europei”, spiega Maiuri, che quindi si concentra sullo stato della telemedicina in Italia.

“Nel nostro paese sono ancora molte le difficoltà che si incontrano nel programmare e gestire un servizio di questo livello. Assistiamo a sforzi non coordinati da parte di singole realtà sociosanitarie, tutte con enormi difficoltà a reperire dei budget a copertura dei progetti assistenziali. Il problema culturale, che negli scorsi anni si manifestava come una sorta di resistenza verso una pratica considerata poco affidabile e scientifica, è superato, ma resta determinante la scarsa destinazione dei fondi per la spesa sanitaria pubblica verso un sistema di integrazione assistenziale, che invece può essere volano sia per migliorare la qualità di vita del paziente, sia per un incremento dell’indotto produttivo ed occupazionale connesso a tali pratiche”.

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