LO STUDIO

Tempo di open platform per le banche, il modello è Google

Secondo uno studio Indra l’innovazione aperta, sulla falsariga dei giganti del web, consente di sfruttare al meglio i dati, creando valore per investitori e clienti. Più facile garantire redditività

Pubblicato il 13 Nov 2017

F.Me.

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Le banche devono “imitare” Google & co. Secondo una ricerca Indra il modello di “open platform” dei giganti tecnologici come Google, Apple, Facebook e Amazon, consente di value proposition e di affrontare il tema della redditività attraverso la trasformazione digitale.

La flessione della redditività ha impattato il settore dei servizi finanziari per un decennio. Dal 2008, dopo la drammatica caduta di Lehman Brothers, il Return on Equity (RoE) è al di sotto del Cost of Equity, il che significa che la banca ha distrutto valore per i propri azionisti. Questo problema, che oramai è diventato cronico, ha fatto scaturire una riflessione generale tra le grandi istituzioni finanziarie, che hanno acquisito una consapevolezza sempre maggiore che la riconversione del business attuata attraverso la trasformazione digitale sia l’unica opzione per garantire la loro sopravvivenza.

Lo studio sottolinea che l’ambizioso approccio dei giganti tecnologici ha permesso loro di capire che le regole del mondo virtuale sono molto diverse da quelle del mondo fisico. Nel nuovo contesto, la massimizzazione del valore richiede un’innovazione “aperta” e la creazione di una community di sviluppatori in grado di creare prodotti sui loro sistemi. Così sono nate le piattaforme dell’era digitale, i cui produttori, i giganti tecnologici, hanno mantenuto un controllo stretto su alcuni prodotti da loro realizzati che si sono rivelati i più rilevanti per il mercato, come iOs e Android, amplificando il valore della loro piattaforma anche grazie all’apporto fornito dal network degli sviluppatori esterni.

Secondo Indra, nel settore bancario, questo modello è in grado di rappresentare un nuovo business che nasce all’interno di istituzioni finanziarie ma in grado di attirare e aggregare – in modalità plug&play – le aziende di prodotto e di servizio oltre ai consumatori, e in grado di creare un interscambio tra le parti proprio grazie al modello di interazione stesso.

La gestione innovativa di un’enorme quantità di dati, tipica delle istituzioni finanziarie, supportata da piattaforme tecnologiche dotate di capacità analitiche e di strumenti di analisi di Big Data, consentirà di riformulare la value proposition dei servizi finanziari. “Il risultato sarà il miglioramento della situazione finanziaria del cliente e porterà alla creazione di prodotti e servizi consoni ai loro obiettivi di benessere finanziario”, spiega Alvaro de Salas, direttore di Innovazione e New Business di Indra.

A tal fine, le istituzioni finanziarie svolgeranno un ruolo chiave nella catena del valore, dalla selezione dei prodotti e dei servizi offerti, fino all’identificazione dei consumatori più aggredibili, attraverso un’analisi intelligente dei dati. Ad esempio, a partire dai dati storici delle transazioni offerti da una piattaforma bancaria, un’azienda di sviluppo software potrebbe essere capace di creare un modello di credit scoring (sistema automatico di valutazione del rischio creditizio) con una precisione massima, utile nella concessione del finanziamento ai clienti dichiarati solventi dal sistema.

L’emergere delle nuove tecnologie, la direttiva Psd2 – che obbligherà le banche ad aprire i loro sistemi ai fornitori esterni – e l’opportunità fintech, rappresentano lo scenario di riferimento per un’istituzione bancaria per attuare la trasformazione digitale, visto come soluzione alla mancata crescita in redditività e come base per instaurare un nuovo modello di rapporto con il cliente.

L’adozione della open platform richiede una “de-verticalizzazione” della banca, ma senza perdere la visione a 360 gradi del cliente, fattore chiave per offrire un posizionamento di valore evitando di diventare un mero provider tecnologico che vende servizi. Lo studio sottolinea l’importanza del contributo fornito dalle fintech e dagli specialisti di innovazione in termini di approccio di valore e agilità al sistema finanziario e suggerisce la loro integrazione nell’ecosistema.

Tra le linee guide prioritarie per la realizzazione del processo di conversione in una “open platform”, emerge la necessità del superamento delle barriere tecnologiche al fine di promuovere l’accesso alla piattaforma da parte di fornitori di prodotti e di servizi e lo sviluppo di nuove funzionalità a valore aggiunto da parte dei professionisti operanti nelle stesse istituzioni finanziarie.

È inoltre fondamentale raggiungere un livello di eccellenza nella delivery del servizio al cliente, offrendo una user experienceparagonabile al livello raggiunto dai giganti digitali e aumentando la personalizzazione delle offerte di servizi attraverso la gestione “intelligente” dei dati. “

Dal punto di vista della governance, lo studio sottolinea che il nuovo ruolo che assume la banca necessita di strumenti e risorse per la definizione degli standard tecnici e di business necessari affinché i fornitori e i clienti siano interconnessi e facciano parte dell’ecosistema della banca. Si tratta di un approccio diverso da quello della banca verticale perché il cliente non è più solo il cliente della banca, quindi bisogna essere in grado di attirarlo e di mantenerlo e soprattutto non è più sufficiente gestire solo il grado di efficienza per garantire una redditività sostenibile.

Il ruolo rivestito dalla banca in qualità di garante della solvibilità del cliente costituisce la formula migliore per aumentare i margini e mantenere un business ricorrente.

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