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Terre rare, in Svezia maxi giacimento: svolta per i chip europei?

Nella regione settentrionale di Kiruna scoperta la più grande “miniera” d’Europa. 17 gli elementi chimici strategici per la produzione di semiconduttori ma anche componenti per smartphone, pannelli fotovoltaici e auto elettriche

Pubblicato il 13 Gen 2023

terre rare

Dagli smartphone alle auto elettriche, dai microchip ai pannelli fotovoltaici. Sono le “terre rare” che permettono di realizzarli, ovvero i 17 metalli essenziali per l’economia di domani. E’ il più grande giacimento di terre rare – circa un milione di tonnellate – quello scoperto in Svezia, nella regione settentrionale di Kiruna. Si tratta del maggior giacimento del genere mai scoperto nel Vecchio continente. La scoperta è stata fatta dal gruppo minerario svedese Lkab, di proprietà pubblica.

Transizione verde, passo avanti dell’Europa

“Questo è il più grande giacimento di Terre rare conosciuto nella nostra parte del mondo e potrebbe diventare un importante tassello per la produzione di materie prime critiche, assolutamente cruciali per la transizione verde – ha dichiarato l’amministratore delegato del gruppo Jan Moström -. E’ una buona notizia non solo per la Lkab, la regione e il popolo svedese, ma anche per l’Europa e il clima”.

La dicitura Terre rare indica un gruppo di 17 elementi chimici, ovvero cerio (Ce), disprosio (Dy), erbio (Er), europio (Eu), gadolinio (Gd), olmio (Ho), lantanio (La), lutezio (Lu), neodimio (Nd), praseodimio (Pr), promezio (Pm), samario (Sm), scandio (Sc), terbio (Tb), tulio (Tm), itterbio (Yb) e ittrio (Y). Tra le loro numerose proprietà ci sono quelle magnetiche e conduttive, che hanno consentito, ad esempio, la riduzione delle dimensioni di molti dispositivi elettronici.

Dove si trovano i 17 metalli

Le riserve mondiali di Terre rare si trovano in tutto il mondo, ma sono particolarmente diffuse in Cina, Brasile e Russia. La Cina è il principale produttore e a Baotou si trova il suo più grande giacimento. Tra gli anni ’50 e ’80 del Novecento gli Usa erano il leader mondiale dell’estrazione e dell’utilizzo delle Terre rare: ma l’elevato impatto sull’ambiente derivante dall’attività estrattiva portò a leggi restrittive che di fatto ne limitarono sia l’estrazione che la raffinazione.

All’inizio degli anni ’90 si iniziò ad affermare – in parallelo con l’aumento esponenziale dell’uso delle Terre rare nelle tecnologie – l’egemonia cinese, un dominio che oggi Europa, Stati Uniti, Canada ed Australia cercano di contrastare guardando soprattutto all’Africa: Sudafrica, Angola, Namibia e Madagascar sono i Paesi con i maggiori giacimenti, per sfruttare i quali servono però investimenti ingenti.

A cosa servono le terre rare

Smartphone, computer, tablet, macchine elettriche, turbine eoliche. Sono solo alcuni esempi di tecnologie che necessitano di questi elementi. Ciascuno di loro ha uno specifico utilizzo per l’industria moderna: dall’europio presente negli schermi televisivi, al cerio per lucidare il vetro fino al lantanio utilizzato per i catalizzatori nei motori a benzina.

Grazie alle loro caratteristiche fisico-chimiche, risultano di fondamentale importanza nella componentistica di materiali di altissima tecnologia. Li ritroviamo in un drone, in una turbina eolica, in un hard disk e nel motore di un’auto elettrica, ma anche nell’obiettivo di un telescopio e in un caccia da combattimento.

La loro domanda è destinata a salire: per raggiungere l’obiettivo di sostituire gli idrocarburi e raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050, l’Unione europea avrà bisogno di 26 volte più terre rare rispetto a quelle attuali, secondo uno studio per l’associazione dei produttori Eurometaux.

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