“La lotta alla minaccia globale del terrorismo passa anche attraverso una ridefinizione complessiva del ruolo dei social network ed un efficace controllo dei messaggi veicolati dalla rete”. Lo ha detto durante il question time il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, sottolineando che “gli interventi legislativi del 2015 e del 2016 hanno assicurato il recepimento delle fattispecie di reato previste dagli strumenti delle Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa per contrastare la minaccia posta dai foreign fighters, rafforzando altresì gli strumenti di indagine e di prevenzione in grado di contrastare l’utilizzo del web da parte delle organizzazioni terroristiche.
In particolare – ha proseguito Orlando – abbiamo attribuito all’autorità giudiziaria il potere di oscurare siti internet e rimuovere contenuti online che siano connessi alla propaganda jihadista e alla perpetrazione di condotte terroristiche”.
Il Guardasigilli ha quindi spiegato che “al fine di garantire un costante monitoraggio del fenomeno, l’organo del Ministero dell’interno per la sicurezza e per la regolarità dei servizi di telecomunicazione provvede ad aggiornare costantemente un elenco di siti utilizzati per le attività e le condotte criminose di matrice terroristica“. “Siamo stati tra i primi Paesi al mondo – ha detto Orlando – ad adottare queste importanti riforme, com’è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite nell’ultimo rapporto di valutazione dell’Italia del Comitato Antiterrorismo dell’Onu”.
“Ci siamo battuti, a livello europeo, durante i negoziati della nuova direttiva antiterrorismo adottata dall’Unione lo scorso marzo, per avere un testo finale ambizioso, in grado davvero di innalzare l’efficacia dell’azione di contrasto alle nuove minacce”, ha affermato il ministro, osservando che alla fine “abbiamo ottenuto l’introduzione di una norma che obbliga tutti gli Stati membri a dotarsi di strumenti che consentano la rimozione o il blocco dei contenuti online, quando essi costituiscano una pubblica provocazione a commettere un reato terroristico”. Ci sono poi diversi interventi multidisciplinari messi in atto dal ministero della Giustizia, “a partire dall’interlocuzione con i principali social network”, come Facebook, per l’utilizzo consapevole dei social media e per la sicurezza online.