Tim, Patuano: “Non sarà preda, diventerà un polo europeo delle Tlc”

L’Ad: “La situazione dell’azienda è sempre più attraente. La redditività è tra le migliori in Europa, nonostante il debito”

Pubblicato il 18 Gen 2016

A.S.

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Tim è sana e può essere vista in prospettiva come il centro di un polo aggregante di realtà di medie dimensioni in giro per l’Europa, dove al momento esistono un centinaio di operatori. Credo sia l’idea che ha in testa Xavier Niel. Oppure potrà agire da ago della bilancia di un processo di aggregazione europea che potrebbe veder protagonisti gli ex monopolisti. Ma con una differenza: Tim è interamente privata e non ha lo Stato tra gli azionisti che è invece presente nelle realtà francesi e tedesche. Che il proprietario di un asset infrastrutturale strategico possa sposarsi con un operatore controllato dallo Stato di un altro paese mi pare un passaggio difficile, anche in chiave geopolitica. E poi comunque bisognerebbe passare dal mercato, lanciando un’Opa, piuttosto costosa in questo periodo”. Lo afferma in un’intervista a Repubblica Marco Patuano, amministratore delegato di Tim.

“Credo che la situazione di Tim oggi stia diventando sempre più attraente – prosegue – Il mercato italiano del mobile si sta consolidando, c’è un buon ritorno sugli investimenti. Nel fisso gli abbonamenti in fibra stanno crescendo, grazie anche al fatto che il mercato della pay tv offre ancora grossi spazi di sviluppo poiché l’Italia ha un basso tasso di penetrazione. Siamo il primo operatore dell’Ict in Italia: il risultato è che oggi la redditività è tra le migliori d’Europa nonostante un debito ancora importante. Inoltre continuiamo a investire in Brasile, che rappresenta un’opportunità di crescita nel lungo periodo”.

Riferendosi poi a Vivendi, divenuto il maggiore azionista della società, “E’ giusto che un azionista con più del 20% del capitale e tre miliardi di investimento sieda nel board – prosegue PatuanoVivendi ha detto che l’operazione di conversione è giusta ma che avevano bisogno di ulteriori ‘fairness opinion’ da parte di esperti. Fossero già stati in consiglio, questa richiesta avrebbe potuto essere soddisfatta immediatamente. Così come il nuovo piano industriale, che presenteremo a febbraio, potrà essere condiviso fin da subito con i rappresentanti di Vivendi che sono esperti di tlc e media”.

“Il piano di Tim è sempre stato ricco di investimenti, anche perché la fibra si sta vendendo meglio di quanto immaginassimo – aggiunge Patuano – Nelle città dove Tim è già presente, un terzo dei clienti che avevano l’abbonamento Adsl è passato alla fibra. Quindi si può accelerare ancora”.

“Il business plan su 250-300 città è positivo, nel senso che il tasso di ritorno sul capitale è interessante, anche in presenza di un impegno finanziario importante. Ma è necessario fare delle verifiche pro-concorrenziali con le autorità competenti perché vogliamo mantenere un ambiente di pax regolatoria – spiega ancora l’ad – Se l’accordo con Metroweb implicasse un ritorno a situazioni di contenziosi, allora preferiremmo lasciar perdere, visti tutti gli sforzi che abbiamo fatto per uscire da una situazione di conflitto con gli operatori concorrenti”.

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