L'EDITORIALE

Tlc, in Italia nuova guerra dei prezzi? E il consolidamento?

Fastweb “rilancia” sul mobile per rafforzare la propria posizione come operatore “convergente”. Per i “big” competitor non è di certo una buona notizia. Come fare a contrastare il nuovo “nemico”? Servirà rivedere ulterioremente i listini o bisognerà aggiungere contenuti?

Pubblicato il 09 Mag 2017

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In Italia non c’è spazio per quattro operatori mobili. In Italia il consolidamento consentirà alle telco di deporre l’ascia della guerra dei prezzi. Sembra ieri eppure questi “teoremi” già non sono più validi.

La fusione Wind-3 è appena entrata nel vivo ed in attesa di Iliad – il quarto “incomodo” voluto dalla Commissione Ue a garanzia della competizione fair – altri due new entrant hanno fatto capolino sul mercato. Si tratta di Kena, la low cost di Tim e a gran sorpresa di Fastweb. A gran sorpresa sì, perché se è vero che la fiber company guidata da Alberto Calcagno è già operatore mobile (vanta 800mila sim attive), nessuno si sarebbe aspettato che intendesse “rincarare” il proprio posizionamento ambendo a un marketshare fino al 5% già nell’arco di 2-3 anni.

La notizia di sicuro non sarà stata accolta positivamente dalle telco mobili “storiche” (Tim, Vodafone e Wind-3) e nemmeno dalla francese ai nastri di partenza, per almeno due ragioni: la prima è che un altro operatore dalle ambizioni “forti” in campo non aiuta a consolidare, anzi spinge verso la frammentazione; la seconda è che pur se l’offerta di Fastweb non fa leva sulle tariffe al ribasso (si punta sull’eliminazione degli extra-costi e sull’azzeramento dei vincoli temporali di adesione alle offerte da parte dei clienti) di fatto costringe i competitor a fare un ulteriore ragionamento sui listini prezzi.

Il battesimo di Kena da parte di Tim rappresenta il tentativo di anticipare le mosse francesi. Una competizione qui però più o meno ad armi pari: due brand sconosciuti, il canale online per la vendita e la gestione del servizio, nessuna rete proprietaria (anche se Kena vuoi o non vuoi fa capo a Tim). Vedersela con un operatore come Fastweb sarà una partita decisamente diversa. È una partita fra grandi brand. E non a caso la società si prepara all’avvio di una maxi campagna di comunicazione per far conoscere i nuovi piani tariffari all’utenza italiana. Certo, fra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mercato: quanti utenti saranno disposti a migrare a Fastweb? La società saprà “consolidarli”? Ma questa è un’altra storia.

Fatto sta che le telco concorrenti dovranno pensare a una contromossa. Come fare a “neutralizzare” il “nuovo” nemico? Nemico che peraltro può contare su una sempre più capillare rete in fibra e che quindi può posizionarsi come valida “alternativa” nelle offerte fisso-mobili? Va da sè che l’obiettivo di Fastweb è proprio questo: aumentare la propria quota di mercato come operatore di riferimento delle famiglie italiane facendo leva sul “bundle”, esattamente quello che stanno provando a fare i competitor con offerte di contenuti, anche tv, che mirano a conquistare e a “legare” la clientela. Però è anche vero che l’utenza italiana è ancora molto price-oriented, nel mobile ma anche nel fisso. La questione “prezzo” non è quindi da sottovalutare e a caldo è difficolle ipotizzare un’alternativa all’ulteriore inasprimento della competizione sulle tariffe. L’eliminazione degli extra-costi però comporta una diminuzione delle revenue ma soprattutto dei margini, visto che per alcuni servizi il guadagno è abnorme rispetto ai costi. Dunque per le telco “consolidate” la partita, comunque la si giri, vale parecchi soldi.

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