CAMERE E INNOVAZIONE - 12

Toninelli (M5S): “Digitalizzare la PA è passo obbligato”

Il deputato: “Manca ancora la sensibilità politica. Il Governo prenda impegni. E Renzi riferisca in aula sull’attuazione dell’Agenda digitale: è fondamentale per la ripresa economica e culturale del Paese”

Pubblicato il 17 Apr 2014

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Pubblichiamo le opinioni dei deputati e dei senatori che hanno aderito all’intergruppo sull’Innovazione. Un insieme di eletti bipartisan che “fa gruppo” con l’obiettivo di sensibilizzare i Palazzi e indirizzare i provvedimenti esaminati da aule e commissioni per “rimettere il digitale al centro delle decisioni parlamentari”.

Risponde Danilo Toninelli, classe 1974, originario di Soresina (Cremona), è stato eletto alla Camera nella circoscrizione Lombardia 3 a marzo 2013 nella lista Movimento 5 stelle Beppegrillo.it, ed è iscritto al gruppo del Movimento 5 stelle. E’ vicepresidente della prima commissione (Affari costituzionali, della presidenza del Consiglio e Interni).

Onorevole Toninelli, perché ha aderito a questo intergruppo?

La digitalizzazione della pubblica amministrazione e l’alfabetizzazione digitale di tutti i cittadini italiani sono diritti. Abbiamo depositato proposta di riforma costituzionale perché sia garantito il diritto di accessibilità a Internet. Anche per questo considero la mia iscrizione a questo intergruppo un passaggio obbligato e automatico.

Quali sono le priorità su cui agire?

Non c’è nessuna sensibilità, nella politica, per attuare la riforma digitale della pubblica amministrazione e la digitalizzazione attraverso la banda larga del territorio nazionale. Nessuno ne parla se non a livello di spot propagandistico, ma è un passaggio necessario per la ripresa economica e culturale del Paese.

Quale può essere il punto da cui partire?

Il passo sostanziale è di natura politica. L’intergruppo potrà fare un lavoro straordinario, ma se poi non avrà l’avallo dei ministeri competenti, in particolare di quello della Pubblica amministrazione, e della presidenza del Consiglio dei ministri, e direttamente del primo ministro Matteo Renzi, sarà un lavoro bello ma totalmente inutile. Dobbiamo trovare appoggi all’interno della presidenza del Consiglio, dove è totalmente accentrata la gestione e la responsabilità dell’agenda digitale, come previsto dal Decreto del fare del giugno 2013. Dalla scorsa settimana, e lo farò costantemente, sto facendo richiami che chiedono l’intervento del primo ministro Renzi in aula: venga a dire al Parlamento a che punto è l’attuazione dell’agenda digitale. E’ tutto in mano a lui, ed è lui che deve trovare i punti su cui iniziare a cooperare.

Serve una tabella di marcia definita dal Governo?

Serve che questa commissione interparlamentare sia seguita anche da esponenti del Governo, perché se non fosse così sarà un lavoro ottimo a livello di qualità, ma nullo in efficacia. Dobbiamo trovare una sorta di codecisione con il Governo, perché questa è probabilmente la riforma più importante che possiamo attuare, con costi tra l’altro non elevati e ritorni economici nell’ordine di 30 miliardi di euro all’anno.

Che sensibilità ha riscontrato su questi temi tra i suoi colleghi?

C’è una fortissima delusione, che riporto a nome di tutto il gruppo del movimento 5 stelle, per l’approccio culturale che la politica tradizionale ha avuto e che ha tutt’oggi nei confronti dell’alfabetizzazione digitale. Non soltanto c’è assenza di cultura digitale, ma si vuole anche che il rinnovamento digitale non venga attuato, per mantenere basso il livello di consapevolezza dei cittadini. Questo perché quando il cittadino non è consapevole, il suo voto è manipolabile. Abbiamo presentato molte proposte di legge, che non possono essere esaminate perché i regolamenti danno alle maggioranze la possibilità di deciderne la calendarizzazione: per questo faremo una battaglia di sollecitazione dell’opinione pubblica.

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