Sarà anche un luogo comune, ma l’Italia dispone di un patrimonio artistico, culturale e paesaggistico in grado di soddisfare ogni tipo di desiderio. Fatti e sensazioni ci portano, però, a un pensiero: si potrebbe fare di più e meglio per questa industria.
L’economia turistica nazionale nel 2013 ha significato quasi 160 miliardi di euro, un’incidenza sul Pil del 10,3%, oltre 2,6 milioni di occupati, tra diretti e indiretti, pari all’11,6% dell’intera occupazione del Bel Paese (Wttc -Travel & Tourism Economic Impact 2014). Durante la XIV conferenza Ciset, in cui Banca d’Italia ha presentato i risultati di una sua ricerca sul turismo internazionale in Italia, sono emersi elementi in contraddizione tra loro, che testimoniano la scarsa fluidità dell’approccio al turismo. I flussi internazionali in Italia crescono ma meno della media mondiale e in misura inferiore ai competitor diretti (Francia, Spagna); nonostante ciò, dai sondaggi risulta che l’Italia è la prima meta nei desideri dei turisti.
Cosa non funziona? Da più parti si sottolinea la difficoltà a fare sistema, vecchia piaga nazionale. Il turismo di massa funziona bene solo per le solite cinque città d’arte e per i principali monumenti, mentre il resto non è adeguatamente supportato da un’attività integrata di marketing. In questo contesto, quali forze nuove possono dare uno spunto vincente al comparto? “Le tecnologie digitali – afferma Filippo Renga, coordinatore dell’Osservatorio Innovazione digitale nel Turismo, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano – stanno sempre più influenzando la competizione turistica. Oggi, l’utilizzo degli strumenti digitali assume un ruolo chiave nella gestione dei flussi turistici. E la diffusione di smartphone e tablet sta dando una mano a queste dinamiche”.
Digital payment, eReputation, mobile commerce and ticketing, mobile marketing sono sempre più diffusi tra gli operatori e la clientela. “Il recente lancio di questo Osservatorio ha proprio lo scopo di comprendere le opportunità – prosegue Renga – che possono derivare dall’utilizzo di strumenti digitali evoluti, fornendo spunti interessanti anche a chi si sta avvicinando al loro uso o ne sta esaminando le potenzialità”. Ben vengano, allora, i provvedimenti per la tutela del patrimonio culturale e il rilancio del turismo. Il “via libera” del Governo al decreto che concede un credito d’imposta del 30% per l’acquisto o lo sviluppo di strumenti informatici e digitali in ambito cultura e turismo, è un bel segnale – ma non accontentiamoci! – sulla strada del recupero di competitività del nostro Paese. “Dobbiamo far comprendere – sostiene Renga – i costi, i benefici e le criticità delle soluzioni software inserite in ambito turistico. Valuteremo, all’interno dell’Osservatorio, attraverso modelli quantitativi e interviste sul campo, cosa significa disporre o meno di soluzioni digitali per il dialogo con il mercato, inteso nella sua accezione più ampia. I momenti di confronto organizzati durante i nostri workshop intermedi, riservati a partner e sponsor e a un campione selezionato di aziende del settore turistico, aiuteranno a meglio comprendere alcune dinamiche di mercato, le tendenze, le motivazioni e le resistenze al cambiamento”.
Le esperienze eccellenti, esistenti e con un gap competitivo favorevole, devono essere portate a conoscenza per stimolare l’emulazione. E il mondo delle startup, con i suoi progetti più interessanti e innovativi, sono un ulteriore incentivo per coloro che, da più tempo, stanno sul mercato con un’offerta, magari un po’ più tradizionale negli strumenti e nelle modalità di dialogo. “A ottobre organizzeremo un evento finale aperto al pubblico, con tavole rotonde, interventi dei protagonisti e con la presentazione dei risultati della Ricerca. Sarà un momento collettivo di riflessione e innovazione – conclude Renga – per delineare i principali scenari sul “futuro digitale” del turismo nazionale, identificando le azioni rilevanti utili per prepararsi alle sfide del prossimo decennio”.
Solo con una visione sistemica si può avere l’idea di come e dove intervenire. La digital innovation nel turismo non può prescindere da una politica diffusa di sostegno all’innovazione. Strutture ricettive, agenzie di viaggi – fisiche e online – tour operator, in generale tutto il mondo dei trasporti devono muoversi in modo integrato verso un “equilibrio tecnologico”, che porti anche i turisti ad accedere ai servizi in modo più ampio e segmentato.