LO STUDIO

Tutela dei diritti di proprietà, Italia ancora al palo

Secondo l’edizione 2021 dell’Ipri (International Property Rights Index), il nostro paese si colloca al 44esimo posto a livello globale. Il rischio, in assenza di contromisure, è quello di vanificare le opportunità offerte da Pnrr e nuova Legge sulla Concorrenza

Pubblicato il 01 Dic 2021

Domenico Aliperto

Rispetto al tema della tutela dei diritti di proprietà l’Italia è ancora molto lontana dagli altri Paesi europei e del G7, tanto da mettere a repentaglio il pieno dispiegarsi delle opportunità di sviluppo offerte dal Pnrr. È questo in estrema sintesi il giudizio che si può estrapolare dall’Ipri – International Property Rights Index 2021, l’unico indice globale che misura la tutela dei diritti di proprietà – sia fisica che intellettuale – e il contesto legale e politico che li contiene. L’indice è stato pubblicato dalla Property Rights Alliance grazie alla collaborazione del think tank italiano Competere. L’analisi effettuata per l’Ipri ha coperto 129 Paesi e, per la sua realizzazione, Competere ha collaborato con 124 think tank da 73 Paesi, proseguendo il suo impegno verso il perseguimento di una società libera e giusta.

La situazione italiana nello scenario internazionale

L’Ipri 2021 colloca l’Italia al 44esimo posto, con una performance totale (6.1) che – si legge in una nota – desta preoccupazione per le prospettive di sviluppo. Dopo l’Uruguay e la Giordania (entrambe 6.2), precedendo di poco il Costa Rica (6.1), il nostro Paese dimostra ancora una volta una diffusa debolezza nella tutela dei diritti di proprietà. Dei tre indicatori di cui è composto l’indice, “sistema politico e giuridico”, “tutela dei diritti fisici” e “tutela dei diritti intellettuali”, particolarmente preoccupante per l’Italia è il punteggio sulla tutela dei diritti fisici, che ci vede al 74esimo posto (6.3), in coda a Moldavia, Honduras e Colombia. Se nella tutela dei diritti intellettuali le cose vanno meglio (27esimo posto), anche nel campo della stabilità politica e dell’efficienza ed efficacia della giustizia civile non raggiungiamo livelli di punteggio in linea con i Paesi del G7 (46esimo posto, dopo il Ruanda). Inarrivabili i primi tre Paesi a livello globale, Svizzera, Singapore e Nuova Zelanda, al comando con un punteggio di 8.1.

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“Mai come in questo momento storico i diritti di proprietà sono centrali, in qualità di diritti umani che assicurano le libertà individuali, la qualità della vita e la forza economica di un Paese”, afferma Pietro Paganini, Fondatore e Presidente di Competere. “L’Italia ha di fronte straordinarie opportunità, con il Pnrr e la possibilità di una nuova Legge sulla Concorrenza che potrebbero fare da volano per lo sviluppo economico e sociale. Tuttavia, come purtroppo certificato dall’Ipri, in entrambi i casi siamo imbrigliati da un sistema che impedisce il vero sviluppo della proprietà intellettuale e imprenditoriale, pregiudicando il pieno dispiegarsi delle forze economiche e la competitività del nostro Paese”.

Il contesto globale pandemico e il ruolo dei diritti di proprietà

I 129 Paesi inclusi nel 2020-Ipri hanno una popolazione di 7,32 miliardi di persone che rappresentano il 93,91% della popolazione mondiale, mostrando come l’85% della popolazione viva in 86 Paesi con un Ipri tra 2,6 e 6,1. Più della metà della popolazione del campione (52,3%) vive in 30 Paesi che presentano un punteggio medio, tra 5,3 e 6,1.

Mentre la pandemia continua a porre sfide senza precedenti a famiglie ed economie, un robusto sistema di diritti di proprietà ha garantito la capacità innovativa necessaria a superare le difficoltà, assicurando la realizzazione dei primi vaccini mRna e le nuove terapie Covid-19, incentivando la produzione di beni migliori e più sicuri e garantendo adeguati finanziamenti. In un contesto estremamente complesso come quello che stiamo vivendo, i diritti di proprietà rappresentano la miccia per sbloccare i potenziali nascosti della società, stimolando la condivisione delle conoscenze e la promozione di un ecosistema comune.

Preoccupa quindi che, nel complesso, il punteggio medio dell’Ipri, comprese tutte le sue componenti, abbia proseguito nel 2021 la sua tendenza al ribasso per il terzo anno di fila. L’Ipri totale è diminuito del 2,2%, mentre il maggior calo è stato registrato dall’Ipri (-5,4%).

L’economista Hernando de Soto, Presidente dell’Istituto per la Libertà e la Democrazia, ha sottolineato che questo rapporto “rafforza il principio che i diritti di proprietà sono positivamente correlati alla qualità generale della vita e alla forza economica. Ho il privilegio di presentare l’Indice Internazionale dei Diritti di Proprietà e di lavorare a fianco della Property Rights Alliance nel loro impegno a promuovere la crescita economica e la democrazia attraverso la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e fisica.”

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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