LA VENDITA

Twitter: Google si sfila dalla corsa, resta in pole Salesforce

Mountain View non presenterà un’offerta per microblogging. Dubbi anche in casa Apple. La piattaforma cloud è il candidato pià forte. Ma non si esclude un’alzata di testa di Disney che non avrebbe problemi a investire 20 miliardi di dollari

Pubblicato il 06 Ott 2016

Federica Meta

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Google si sfila dalla battaglia per Twitter: il colosso di Mountain View, infatti, non intenderebbe al momento fare un’offerta per il sito di microblogging. Ed è altamente improbabile che lo faccia Apple. A scriverlo è il sito Recode che cita proprie fonti vicine alle trattative. A questo punto rimarrebbero in gioco Salesforce e Disney che avrebbe ponderato un’offerta, insieme ad altri player del settore tlc e private equity.

La vendita di Twitter è in dirittura di arrivo. Secondo il Wall Street Journal le offerte potrebbero arrivare entro pochi giorni. In pole rimarrebbe dunque Salesforce, la piattaforma cloud guidata da Marc Mainoff, che dopo non essere riuscita a comprare Linkedin, ora potrebbe mettere sul piatto quasi un terzo della propria capitalizzazione pari a 60 miliardi di dollari, sborsandone quindi 20, per comprare il social che le permetterebbe di emergere in primo piano agli occhi di milioni di utenti. Un mega spot, insomma.

Ma se per Salesforce lo sforzo sarebbe titanico, meno impegnativo sembrerebbe quello per Disney grazie a un “borsellino” da 150 miliardi. Sul prezzo, però, peserà e non poco la performance non proprio buona degli ultimi mesi, col titolo Twitter in ribasso dopo risultati e performance non proprio brillanti. Jack Dorsey, “il papà dei cinguettii” ha visto una crescita lenta di utenti per la sua creautra e una fuga in massa di cervelli dall’azienda. Con conseguente calo vistoso delle azioni in Borsa.

Sulla sfondo anche un possibile interesse di Microsoft, ma solo per disturbare Salesforce che si sta mettendo di traverso alla trattativa tra Redmond e Linkedin.

Secondo quanto Salesforce ha evidenziato all’Antitrust europeo, l’offerta di Microsoft su Linkedin – da 26,2 miliardi di dollari – potrebbe portare a uno scenario di concorrenza scorretta, con Microsoft che otterrebbe il controllo sui dati di oltre 450 milioni di professionisti, senza doverli condividere con i suoi concorrenti sul mercato. Ma al di là della questione antitrust, Salsforce si spinge anche a ipotizzare problemi legati alle norme sulla privacy.

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