NEW MEDIA

“Ue, troppe mediazioni sull’audiovisivo, pochi benefici per i cittadini”

Augusto Preta, esperto di new media, commenta le nuove misure proposte dalla Ue: la strada sarà lunga per la libera circolazione dei contenuti digitali

Pubblicato il 26 Mag 2016

Roberta Chiti

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Le nuove misure proposte dalla Commissione Ue per l’audiovisivo che peso avranno nella prospettiva del Digital Single market?

Come accaduto nelle precedenti Direttive, in particolare con riferimento alla televisione e ai servizi media, il risultato ottenuto è frutto di mediazioni tra visioni del mondo diverse e talvolta opposte.
Nel nostro caso mi pare che nell’azione della Commissione emergessero tre obiettivi di fondo: favorire la libera circolazione dei contenuti europei; accrescere la forza dell’industria audiovisiva europea; creare un terreno di gioco equilibrato tra tutti gli attori, in particolare tra operatori consolidati (broadcaster) e nuovi entranti (i cosiddetti OTT).
Le misure proposte dalla Commissione cercano di dare una risposta a queste domande, ma sull’efficacia permangono alcuni dubbi e perplessità legati alla premessa di cui sopra

Chi avvantaggia realmente? Chi ha vinto nella guerra fra lobby (Tv e Ott)?

Qualora le misure fossero efficaci, la risposta sarebbe il consumatore e trattandosi anche di temi legati al pluralismo, il cittadino europeo. Nella sostanza, mi pare che non vi siano soggetti particolarmente penalizzati e altri favoriti. Penso che sia stata trovata una soluzione in cui ciascun titolare di questi servizi, qualunque sia la categoria di appartenenza (produttore, distributore, broadcaster, fornitore di servizi non lineari) ha qualche ragione per lamentarsi ma alla fine, rispetto alle prospettive più negative che aveva davanti, può considerarsi moderatamente soddisfatto. Il consumatore/cittadino europeo temo però trarrà benefici limitati.

Secondo lei è un primo passo verso l’abolizione di dogane per i contenuti video digitali? La direzone è quella?
Non c’è dubbio che l’audiovisivo abbia sempre rappresentato un terreno impervio per la UE, nel quale le frontiere nazionali (principio del paese d’origine) hanno costituito spesso una barriera alla definizione di politiche genuinamente “europee” legate al mercato unico, non solo digitale. Il problema della libera circolazione dei contenuti continuerà ad essere uno dei temi chiave anche in futuro, sebbene la portabilità dei contenuti, seppure su basi temporanee, può rappresentare certamente un primo passo verso l’abolizione del cosiddetto geoblocking

Netflix ha immediatamente reagito alla proposta di quote di opere europee: secondo lei è una misura utile o, come dice Netflix, totalmente inutile?

A mio avviso non è una misura che incide sulla sostanza, anche se per chi come me è sempre stato diffidente rispetto al regime delle quote, a maggior ragione in un ambiente non lineare, un rafforzamento di queste misure non costituisce una prospettiva positiva. La possibilità per i paesi membri di inserire obblighi nella produzione potrà invece produrre risultati più consistenti, ma in questo caso non come intervento diretto/proposta della Commissione

La maggiore flessibilità sugli spot Tv (timing più libero) dà una mano a un settore che sta morendo?

Certemente è stata vissuta dai broadcaster come una possibile merce di scambio rispetto ad alcune misure considerate poco favorevoli, a cominciare dalla portabilità dei contenuti. Di fatto l’impatto a mio avviso sarà molto limitato, in paesi come l’Italia, poichè la dinamica di mercato tra disponibilità ad accettare gli spot in cambio di non pagare direttamente i programmi ha a mio avviso da tempo trovato un punto di equilibrio che difficilmente sarà modificato in maniera significativa da questo intervento.

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