IL CASO

Un’Authority ad hoc per vigilare sulle web company. La mossa del Giappone

Il nuovo organismo esaminerà le pratiche concorrenziali, la protezione dei dati personali e formulerà raccomandazioni antitrust. E si occuperà di elaborare linee guida per fusioni e acquisizioni con l’obiettivo di evitare monopoli sui dati personali

Pubblicato il 14 Feb 2019

Antonio Dini

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Stop ai colossi dell’hi-tech. Se la tecnologia si muove più veloce della legge, bisogna ripensare un approccio che consenta di tenere al laccio i big del settore tecnologico e impedire loro di monetizzare gli utenti, violandone la privacy e realizzando monopoli di fatto che possono essere abusati in maniera anti-competitiva. È il Giappone che ha deciso di creare un nuovo regolamento e una nuova autorità che dovrà controllare le grandi aziende tecnologiche per difendere l’economia e i cittadini del Sol Levante.

Il nuovo regolatore, spiega la Reuters in un articolo, esaminerà le pratiche concorrenziali, la protezione dei dati personali e formulerà raccomandazioni antitrust. Il nuovo organismo elaborerà inoltre nuove linee guida per valutare se fusioni e acquisizioni porteranno al monopolio sui dati di messaggistica o sui dati personali.

Il governo spera di finalizzare i piani per il nuovo regolatore entro l’estate, ma è ancora incerto quando diventerà pienamente operativo. La mossa del Giappone è parte di una tendenza globale verso regolamenti più severi antitrust per le principali società tecnologiche, che secondo i critici sono state autorizzate a dominare la ricerca online, i social media e l’e-commerce con pochissima supervisione da parte delle autorità nazionali e internazionali.

Alla riunione di mercoledì i tecnici hanno presentato una relazione ai ministri del governo che mostra come Facebook, Google, Amazon, il gigante dell’e-commerce cinese Alibaba e il principale motore di ricerca cinese Baidu abbiano aumentato la loro influenza espandendosi nei sistemi di pagamento, negozi al dettaglio auto a guida autonoma, droni e dispositivi interconnessi.

La crescita dell’economia digitale ha alcuni meriti, come rendere più facile raggiungere nuovi clienti e generare profitti a costi inferiori, secondo la presentazione. Ma alcune grandi aziende tecnologiche potrebbero abusare della loro influenza con risultati di ricerca arbitrari, commissioni elevate, cambiamenti improvvisi ai termini di utilizzo e contratti sleali con i fornitori. I funzionari giapponesi hanno anche discusso di due casi specifici negli ultimi anni in cui l’Unione Europea ha multato Facebook e Google per violazione delle regole anti-trust.

Intanto, secondo voci informate riprese da Reuters, la commissione antitrust indiana starebbe esaminando le accuse secondo cui Google abuserebbe del suo sistema operativo mobile Android per bloccare i suoi rivali.

La settimana scorsa, l’antitrust tedesco ha ordinato a Facebook di bloccare le pratiche di raccolta dei dati con una sentenza che è stata definita “storica” dagli osservatori. Facebook ha dichiarato però che appellerà la decisione. La fiducia del pubblico nelle grandi aziende tecnologiche è diminuita, alimentata dallo scandalo Cambridge Analytica dello scorso anno in cui decine di milioni di profili Facebook sono stati raccolti senza il consenso degli utenti.

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