SCENARI

Venture capital “regno” degli uomini: solo il 15% dei soci è donna

Secondo uno studio Idc realizzato per lo European Women in VC il potere di investimento effettivo dei fondi gestiti è clamorosamente più basso di quello degli uomini. E meno del 2% delle risorse è dirottato verso le startup al femminile. “Divario sistemico che impedisce uno sviluppo equilibrato del settore”

Pubblicato il 30 Mag 2022

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La scena europea del venture capital ha registrato una crescita record nel 2021, con oltre 100 miliardi di euro investiti in startup. Questi investimenti hanno contribuito alla creazione di quasi 100 unicorni e al  rafforzamento di una pipeline di aziende innovative.

Nonostante questi risultati sono molti i problemi aperti, a cominiciare dal gender gap. Confrontando il volume di investimenti del 2021 con quelli del 2020, non c’è stato quasi nessun cambiamento nella percentuale di finanziamenti raccolti da team tutti al maschile rispetto a quelli femminili o “misti”.

Lo European Women in VC ha commissionato a Idc una ricerca che analizza gender gap nel settore del venture capital. 

Dal punto di vista dei finanziamenti, il divario di genere è onnipresente. Dal report emerge che, nelle 400 società di venture capital censite che gestiscono almeno 25 milioni di euro, l’85% dei soci accomandatari sono maschi e solo il 15% femmine.

Il passaggio a una struttura di genere equilibrata a livello di venture capital necessiterebbe che il numero di donne aumenti ma anche che le general partner (GP) abbiano la possibilità di accedere a capitali più ampi e gestire fondi più grandi, se vogliono esercitare un’influenza sul mercato.

L’analisi del potere di investimento effettivo – la cosiddetta potenza di fuoco – mostra che i GP femminili hanno meno potere di investimento (pari solo al 9%) dell’Aum (Asset under management) a fronte del 91% dei GP maschi: se si considera che l’Aum denota il valore finanziario dei fondi gestiti, questo divario indica chiaramente che le donne tendono a diventare GP in fondi più piccoli.

Dal punto di vista dei fondatori, invece, il deficit di finanziamento per le donne rimane in gran parte lo stesso degli anni precedenti, anche se il capitale distribuito a team di fondatori misti è leggermente aumentato. Nel 2021 le startup guidate da donne hanno raccolto solo l’1,8% degli investimenti in Europa.

“Il problema è sistemico, quindi dobbiamo cercare soluzioni olistiche – dice  Anna Wnuk, Head of Community of European Women in VC – Lo squilibrio di capitale non è visibile solo a livello di startup ma esiste lungo l’intera catena del valore e deve essere affrontato dall’alto dei flussi di capitale. Abbiamo bisogno di più capitale per i fondi guidati da donne e di GP donne per la gestione. Si tratta di una soluzione per affrontare meglio l’impatto e gli investimenti intelligenti”.

Nonostante il gap onnipresente, il rapporto mostra anche che le fondatrici hanno un impatto positivo in settori verticali “critici” come istruzione, sostenibilità e assistenza sanitaria. Allo stesso tempo, le donne investitrici hanno maggiori probabilità di sostenere le imprese guidate da donne.

Sebbene i risultati del sondaggio indichino che le donne sono in gran parte presenti in posizioni di investimento junior e quindi mostrino un crescente interesse ad entrare nel mondo del VC, la piramide dell’occupazione resta “ripida” per le donne che scendono verso il livello di partner. Inoltre i fondi guidati da donne  sono anche in media più piccoli in termini di Aum.

“La situazione attuale è problematica – sottolinea  Corinne Vigreux, fondatrice di TomTom – Non solo lasciamo molte opportunità sul tavolo, ma anche tanto potenziale inutilizzato. Dobbiamo creare condizioni di parità con pari opportunità per tutti”.

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