IL CASO

Videogames, Apple allerta gli sviluppatori: licenze per operare in Cina

Entro il 30 giugno tutte le app per iOs saranno compliant con le regole di Pechino. E ciò comporterà l’ottenimento del disco verde per chi sviluppa applicazioni, pena l’esclusione dal mercato

Pubblicato il 28 Feb 2020

Antonio Dini

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Apple in Cina ha stabilito che, entro il 30 giugno, i produttori di videogame per iOS debbano rispettare la legge locale e ottenere un codice di licenza dal sistema di censura nazionale di quel Paese. La legge è in vigore in Cina dal 2016 ma è solo negli ultimi tempi che Pechino ha cominciato ad esercitare pressione su tutti gli sviluppatori che realizzano app a pagamento o con acquisti in-app. Il codice di licenza della censura cinese deve essere fornito ad Apple entro il prossimo 30 giugno.

La mossa di Apple, secondo gli osservatori, potrebbe creare dei problemi soprattutto ad alcuni degli sviluppatori indipendenti più piccoli. È l’effetto di una normativa introdotta da Pechino nel 2016, che richiede di ottenere un codice di licenza, cioè sostanzialmente un numero univoco, per tutti quei contenuti che sono a pagamento sia direttamente sullo store che in un secondo momento tramite acquisti in-app. Apple aveva già da tempo comunicato agli sviluppatori di tutto il mondo che vogliono vendere le loro app di giochi anche nella porzione dell’app store riservata ai clienti cinesi, ma secondo la stampa internazionale la scadenza è stata aggiunta solo da pochi giorni con un messaggio riservato agli sviluppatori.

“La legge cinese – scrive Apple agli sviluppatori – prevede che i giochi siano forniti di un numero di approvazione dalla Amministrazione generale cinese della stampa e delle pubblicazioni. In accordo con questa normativa, siete pregati di fornirci questo numero entro il 30 giugno del 2020 per ogni gioco a pagamento o per ogni gioco che offra degli acquisti in-app e che intendete distribuire nella Cina continentale. Potete caricare il numero direttamente da questa pagina. Per saperne di più, è possibile consultare il testo completo del regolamento. Se avete delle domande, potete contattarci”.
Il messaggio sembra suggerire, sostengono gli osservatori, che ad Apple sia stato finora consentito pubblicare le app senza dover adempiere alla richiesta della censura cinese. Non è chiaro cosa succederà se il produttore di un gioco non fornirà il codice ad Apple entro il 30 giugno.

In Cina la maggior parte del mercato è dominata da Android, che ha circa il 79% del mercato secondo l’analista Kantar. Apple avrebbe il restante 21%. Gli store cinesi per Android hanno applicato la normativa sulla registrazione dei giochi a partire dal 2016. La Cina è un mercato estremamente importante per la Cina, dato che è il più grande mercato per la telefonia mobile del pianeta. Secondo la società di ricerca Newzoo il 53% del fatturato del comparto giochi di iOS della Apple verrà dalla sola Cina continentale: si tratta di una cifra che si aggira attorno ai 13 miliardi di dollari. Non è chiaro quale tipo di impatto potrebbe avere l’applicazione del regolamento cinese sul fatturato dell’app store in Cina.
Il problema, secondo gli osservatori, sarebbe soprattutto quello dei piccoli sviluppatori indipendenti. Ottenere una licenza dal governo cinese infatti di solito significa che i publisher del gioco devono formare una partnership con una azienda cinese. Un esempio da questo punto di vista è quello di Nintendo: il colosso giapponese per poter lanciare la sua console per videogiochi Switch in Cina quest’anno ha dovuto fare una partnership con Tencent, la più grande società di videogiochi cinese.

“I big del gaming – ha detto Rich Bishop, Ceo di AppInChina, azienda che aiuta gli sviluppatori a pubblicare le loro app in Cina – non avranno problemi a trovare partner come Tencent, Netease e AppInChina per ottenere una licenza e continuare a pubblicare i loro giochi in quel Paese. Queste partnership di solito vogliono dire che c’è un accordo di divisione degli utili. La conseguenza quindi è che questa nuova regolamentazione favorirà i publisher cinesi di giochi e ridurrà il fatturato per ogni sviluppatore di giochi straniero che voglia continuare a pubblicare i suoi giochi in Cina”.

Oltretutto, osserva Bishop, i giochi devono anche riuscire ad ottenere l’autorizzazione. E non è scontato, dato che ogni mese Pechino rilascia solo un certo numero di licenze. «Questo cambiamento vuol dire che ogni sviluppatore che sta pubblicando i suoi giochi in Cina ha tre opzioni: richiede una licenza per i suoi giochi; convertire i propri giochi a un modello basato solo sulla pubblicità come fonte di guadagno; accettare di non essere più in grado di generare fatturato in Cina».

Il volume dei giochi d’importazione che la Cina approva ogni mese è di circa venti o trenta giochi. “La soluzione di ottenere una licenza funzionerà solo per un numero molto ridotto di sviluppatori”, ha detto Bishop. La legge del 2016 fa parte di una spinta più ampia da parte di Pechino per avere il controllo del mercato del gaming in mobilità. Nel 2018 li governo cinese aveva dichiarato di essere preoccupato e di seguire da vicino il problema dei bambini che giocano sugli smartphone. Produttori di giochi come Tencent hanno introdotto molto rapidamente delle forme di controllo per limitare il tempo che i bambini possono passare giocando. Sempre nel 2018 Pechino aveva congelato la concessione delle licenze, che avevano poi cominciato ad assegnare a partire dal gennaio del 2019.

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