Wi-fi obbligatorio? Ventre: “Sì, ma solo per le PA”

Il docente Università di Napoli “Federico II”: “L’imposizione dovrebbe valere amministrazioni e concessionarie di servizi pubblici, così lo Stato dà il segno di sostenere l’innovazione”. E sui privati dice: “L’obbligo rischia di violare il mercato, inficiando gli investimeti 4G delle telco”

Pubblicato il 13 Nov 2014

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“Una proposta interessante che però andrebbe alleggerita dall’obbligo previsto per gli esercizi commerciali”. Giorgio Ventre, docente di Ingegneria Informatica all’Università di Napoli “Federico II”, evidenzia le criticità della proposta di legge – “Disposizioni per la diffusione dell’accesso alla rete Internet mediante connessione senza fili” – presentata dai deputati del PD Sergio Boccadutri, Enza Bruno Bossio, Ernesto Carbone, Alberto Losacco e Gennaro Migliore e firmata da 106 parlamentari.

Cosa non la convince della proposta?

Ho delle perplessità che ineriscono la “governance” della tecnologia. Ho sempre visto ogni provvedimento di natura impositiva fallire negli obiettivi preposti perché è difficile controllare dove c’è la rete, come funziona e se funziona. E questo soprattutto quando si tratta di monitorare i privati. Al contrario l’obbligo di wi-fi avrebbe un grande significato politico se riguardasse solo le amministrazioni pubbliche e i concessionari di servizi pubblici, come le Ferrovie e le Poste ad esempio. Sarebbe un modo per far dire allo Stato che nella tecnologia e nell’innovazione ci crede. Se la proposta di legge potesse essere “alleggerita” dagli obblighi per gli esercizi commerciali e per i privati in genere, a mio avviso, sarebbe più efficace e soprattutto sgombererebbe il campo da ipotesi di “violazione” del mercato delle Tlc.

In che senso?

L’Italia è paese leader nell’uso di servizi su reti cellulari evolute, dunque voce e dati, e l’offerta dei provider è competitiva ed efficiente. Non vorrei che imporre ai privati di adottare il wi-fi facesse fare un passo indietro al Paese, portando gli utenti ad usare prevalentemente gli hot-spot con impatti negativi sugli investimenti nelle reti cellulari evolute come il 4G.

Da più parti si esprimono timori di natura tecnica. L’obbligo di wi-fi gratuito e libero da credenziali rischia di creare congestioni e interferenze, creando problemi di ottimizzazione dell’uso dello spettro. Ci sono questi rischi a suo avviso?

Devo ammettere che non vedo rischi di questo tipo. Il wi-fi è una tecnologia a spettro aperto, nel senso che ci sono canali “a libero accesso”: chi installa hot-spot sa che su quelle frequenze compete anche con altri. Ma è altrettanto vero che la tecnologia consente anche una sorta di auto-ottimizzazione dello spettro.

Crede che una legge siffatta potrebbe violare i l principio di neutralità tecnologica che la Ue chiede agli Stati membri?

Il wi-fi è una delle tecnologie più usate nel mondo per garantire l’accesso ad Internet. Dunque no, non credo ci potrebbero essere problemi su questo fronte.

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