LA DECISIONE

Zoom, in Cina stop agli account gratuiti

La piattaforma blocca le nuove iscrizioni per gli utenti “free”: registrazioni possibili solo per le aziende e il loro personale tramite vendite autorizzate da parte della società

Pubblicato il 20 Mag 2020

zoom

Zoom blocca le nuove iscrizioni gratuite per gli utenti “free” nella Cina continentale. L’azienda invece permette ancora nuove registrazioni da parte delle aziende e di personale delle aziende.

Gli utenti non premium potranno continuare a partecipare a meeting organizzati da utenti registrati, mentre le nuove registrazioni di clienti delle aziende potranno avvenire solo attraverso vendite autorizzate direttamente dal personale di Zoom.

Secondo l’analista di DA Davidson, Rishi Jaluria, l’obbiettivo di Zoom è quello di ridurre l’esposizione dell’azienda in Cina, dove i nuovi utenti stanno aprendo rapidamente migliaia di nuovi account.

“L’esposizione in Cina – ha detto Jaluria – è diventata una preoccupazione per Zoom dal punto di vista mediatico, soprattutto dopo gli articoli in cui è stato raccontato che una parte dei dati delle connessioni video venivano fatti passare attraverso i server cinesi dell’azienda”.

Secondo Nikkei, però, che per primo ha pubblicato notizie relative alla nuova politica di Zoom, le restrizioni sugli account individuali cinesi derivano da “requisiti normativi” della Cina. Inoltre, Zoom sarebbe nel mirino di possibili indagini sia da parte di Pechino che di Washington. Man mano infatti che le tensioni sul commercio tra questi due Paesi diventano più forti e aumentano le sanzioni, il rischio che anche Zoom diventi vittima di sanzioni o di blocchi come “danno collaterale” dello scontro politico e commerciale Usa-Cina è molto forte.

Zoom nei giorni scorsi ha effettuato la sua prima acquisizione: la startup Keybase. L’obiettivo per l’azienda è rafforzare la privacy e la sicurezza nelle videoconferenze grazie a sistemi di crittografia end-to-end per “blindare” le chat da intrusioni e attacchi. L’azienda ha fatto anche il record mondiale di download, superando TikTok. Inoltre, a fine aprile Zoom aveva anche annunciato di aver aggiunto Oracle Cloud alla sua strategia multicloud per avere la massima sicurezza nei videomeeting.

La nuova soluzione con Oracle era implementata in poche ore e sono stati trasferiti oltre sette petabyte di dati al giorno equivalenti a circa 93 anni di video HD. Secondo il ceo di Oracle, Safra Catz: «Le videocomunicazioni sempre più fondamentali, abbiamo avuto ruolo guida nell’innovazione». Si tratta di un accordo molto importante per le attività di Oracle in questo settore anche se non è esclusivo: infatti Zoom continua a utilizzare Amazon Web Services e Azure di Microsoft per altre funzionalità seguendo una strategia multicloud.

All’inizio della pandemia, che si è rivelata una enorme opportunità di mercato per Zoom, l’azienda è stata fortemente criticata per i numerosi problemi di sicurezza e privacy dei suoi servizi e delle sue app, al punto da annunciare che avrebbe interrotto lo sviluppo di qualsiasi nuova funzione e lavorato ininterrottamente per 90 giorni alla risoluzione dei problemi di privacy e sicurezza.

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