LA POLEMICA

Il canone Rai in campagna elettorale. Abolirlo? Si apre il “dossier”

Il segretario del Pd Matteo Renzi propone in vista delle politiche di marzo l’abolizione dell’imposta: un attacco a Mediaset, che metterebbe in discussione norme e tetti per la raccolta pubblicitaria. Ma il ministro Calenda non ci sta: “Una presa in giro”

Pubblicato il 05 Gen 2018

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Il primo passo “epocale” sul canone Rai Matteo Renzi lo aveva compiuto da presidente del Consiglio, abbassandone l’importo e inserendolo dilazionato in dieci rate nella bolletta elettrica per sconfiggere una volta per tutte l’evasione. Il secondo, ancora più dirompente, l’ex premier lo riserva per la campagna elettorale in vista delle politiche del 4 marzo: proporrà al Pd di inserire nel programma elettorale l’abolizione definitiva del canone, in una strategia che avrebbe due conseguenze. La prima è di immediato ritorno elettorale: prospettare ai cittadini che decideranno di votare Pd la fine di un’imposta che risulta in assoluto tra le più impopolari nel Paese. La seconda è una sorta di dichiarazione di guerra a Mediaset, dal momento che l’abolizione del canone comporterebbe un riequilibro dei tetti pubblicitari, con la Rai che non avrebbe più i limiti imposti oggi dal fatto che può contare sul canone. Nascerebbe così una concorrenza più serrata per spartirsi la torta della pubblicità, che andrebbe a colpire gli incassi dei privati, Biscione in testa.

L’indiscrezione pubblicata oggi da Repubblica ha immediatamente suscitato la perplessità di Carlo Calenda, ministro per lo economico del governo uscente, che per spiegare il proprio punto di vista si è affidato a un tweet polemico: “Spero – scrive il titolare del Mise – che l’idea di abolire il canone Rai sostituendolo con un finanziamento dello Stato non sia LA proposta del @pdnetwork x campagna elettorale come riportato da @repubblica. I soldi dello Stato sono i soldi dei cittadini – attacca Calenda – e dunque sarebbe solo una partita (presa) di (in) giro”. Il ministro si riferisce in particolare al primo periodo di transizione dopo l’abolizione del canone, per il quale la proposta di Renzi prevederebbe un “accompagnamento economico” graduale per la Tv di Stato verso la fine del finanziamento.

A Calenda risponde a stretto giro con un altro tweet Michele Anzaldi, deputato del Pd e segretario della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai: “Caro Calenda – scrive – se tagliamo 1,5 mld spesa pubblica ed eliminiamo canone Rai i cittadini pagano meno. Altro che presa in giro: serve processo modernizzazione ed eliminazione sprechi unici in panorama tv con risparmio immediato 500mila euro. Far risparmiare cittadini come con stop Imu”.

Nel dibattito interviene anche il sindacato dei giornalisti della Tv di Stato, l’Usigrai, che chiede ai vertici societari di prendere posizione contro la proposta del Pd: “Puntuale come un orologio svizzero parte la campagna elettorale e arriva l’attacco alla Rai – si legge in una nota del sindacato – Segnaliamo che laddove si è abolito il canone il servizio pubblico è stato fortemente ridimensionato. A tutto vantaggio dei privati. Se questo è l’obiettivo basta dichiararlo apertamente. E’ curioso che prima si mette il canone in bolletta e poi si propone di abolirlo. Vuol dire non avere idee. Ci aspettiamo una dura presa di posizione pubblica da parte dei vertici Rai – conclude la nota – A difesa dell’autonomia e del futuro dell’azienda. E anche per ricordare che il canone in Italia è il più basso d’Europa e ormai finanzia anche le tv private locali. Il silenzio sarebbe complice”.

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