STRATEGIE

Lotta all’evasione fiscale, la ricetta del governo: più moneta elettronica

Niente “tassa sui prelievi”. La priorità dell’esecutivo è rendere tracciabili i movimenti di denaro. Credito d’imposta per azzerare le spese dei Pos e riduzione delle commissioni a partire dai micropagamenti. Rimborsi fiscali per esercenti e utenti

Pubblicato il 20 Set 2019

Web Banking

L’idea di combattere l’evasione fiscale imponendo commissioni sul prelievo di contanti sembra ormai tramontata, forse anche in conseguenza dell’ondata di critiche di cui era stata fatta bersaglio quando era comparsa tra le possibilità in discussione. Rimane invece l’idea di fondo, quella di utilizzare la moneta elettronica per tracciare i pagamenti e quindi rendere la vita più difficile agli evasori. La strada individuata dal Governo è quella del “doppio incentivo”, con una serie di “bonus” destinati sia agli esercenti che incoraggeranno l’utilizzo dei pagamenti digitali anche per piccole somme, sia agli utenti che utilizzeranno i metodi innovativi.

Una strategia in quattro punti per i pagamenti digitali

Tra le misure allo studio dell’esecutivo, che su questa partita ha messo al lavoro il sottosegretario Alessio Villarosa, confermato nella sua posizione anche dopo il cambio di maggioranza e di esecutivo, ci sono quattro “pilastri” che sosterranno le politiche di contrasto all’evasione fiscale.

L’azzeramento dei costi di installazione dei Pos

Il primo obiettivo è quello dell’azzeramento, per l’esercente, dei costi di installazione e gestione dei Pos. Per riuscirci il governo pensa a riconoscere un credito d’imposta fino a concorrere al 100% della spesa sostenuta dal negoziante o dal professionista almeno per il primo anno, che in questo modo sarà incoraggiato a dotarsi di tutto il necessario per accettare i pagamenti elettronici.

L’abbattimento delle commissioni sulla moneta elettronica

Di pari passo, dovranno procedere, secondo le intenzioni del Governo, le iniziative per l’abbassamento delle commissioni pagate dai negozianti o dai professionisti che accettano pagamenti digitali e consentono quindi ai propri clienti di non utilizzare contanti.  “Sto parlando da mesi con gli operatori – spiega al Sole24ore Villarosa – e resto sempre più convinto che per incrementare l’utilizzo degli strumenti digitali è fondamentale eliminare i costi delle transazioni digitali sotto i 5 euro e ridurre pesantemente i costi per quelle sotto i 25 euro e garantire bassi costi per quei settori ‘a bassa marginalità’ come ad esempio benzinai o edicolanti”.

Gli incentivi fiscali per gli utenti finali

 Ma la convenienza di pagare con la moneta elettronica non può limitarsi agli esercenti: secondo la strategia dell’esecutivo deve prevedere anche una forma di incentivo per chi compra utilizzando le carte e quindi contribuendo a rendere tracciabili le transazioni: si pensa in questo caso a un rimborso fiscale su una percentuale dei pagamenti. “Il cashback – sottolinea il sottosegretario – riguarderebbe sia negozianti che famiglie. Stiamo ragionando se iniziare da settori con alte percentuali di evasione o direttamente su tutte le transazioni”.

La “carta unica” per arrivare a tutta la popolazione

 Tra le misure che potrebbero contribuire in maniera decisiva alla diffusione dei pagamenti elettronici ci sono anche quelle in grado di “tirare a bordo” anche le fasce d’età meno predisposte per il digitale, come gli anziani. Per questo il Governo pensa a una “carta unica” che sarà allo stesso tempo “carta d’identità, tessera sanitaria, identità digitale e la possibilità di attivare un pagamento presso qualsiasi sportello bancario o postale”.

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