DIGITAL PAYMENTS

Paypal sfonda la grande muraglia cinese. E’ la prima payment company extra-Cina

Con l’acquisizione di Guofabo il gruppo ottiene una licenza per operare al fianco di WeChat e Alipay. Una prima apertura di Pechino, che però lascia ancora in attesa Visa e Mastercard

Pubblicato il 01 Ott 2019

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PayPal è la prima società straniera a ottenere in Cina una licenza per i pagamenti. Un passo importante che consente al gruppo di continuare la sua ascesa in Asia ed equilibrare i risultati di business dopo il rallentamento di Stati Uniti e Europa.

Per PayPal il mercato cinese dei pagamenti rappresenta una sfida decisamente impegnativa. Il settore è infatti dominato da Tencent, colosso finanziario alle spalle di WeChat, la piattaforma asiatica rivale di WhatsApp, e da Alibaba, la cui affiliata Ant Financials controlla Alipay. Secondo gli osservatori proprio il duopolio WeChat-Alipay rappresenta un significativo ostacolo per PayPal e per tutte le società straniere che vogliono penetrare sul mercato dei pagamenti.

L’ingresso sul mercato cinese dei pagamenti è arrivato con il via libera della banca centrale all’acquisizione – per una somma che non è stata resa nota – da parte di PayPal del 70% di Guofabo, piccola società cinese specializzata in servizi di pagamento in chiave ecommerce, con focus sul commercio transnazionale e nei viaggi. L’acquisizione di PayPal dà alla società accesso alle varie licenze di pagamento di NationPay, che consentono di offrire pagamenti in renminbi online, mobili e transfrontalieri e di emettere carte di debito.

L’autorizzazione a procedere della Banca centrale cinese segue l’impegno di Pechino ad aprire alle società straniere la sua industria dei servizi finanziari. Un impegno assunto due anni ma che finora non è stato rispecchiato nei fatti, dato che Visa e Mastercard, che attendono da tempo il via libera a operare, non hanno ancora avuto accesso al mercato. D’altra parte gli Stati Uniti stanno premendo per una maggiore viabilità delle aziende americane al mercato cinese nel nome della “parità di trattamento”.

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