COMPETENZE E LAVORO

Fintech, in Italia boom di assunzioni nei prossimi 12-24 mesi

Il 97% delle aziende e startup del settore prevede piani di espansione: i profili più richiesti per lo sviluppo software/app (68%) e sviluppo business (42%). Ma il 61% delle imprese denuncia una carenza di di talenti sul mercato. L’analisi di EY e Fintech District

Pubblicato il 31 Gen 2023

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Il fintech italiano punta all’espansione e scommette sul capitale umano. Il 97% delle aziende e startup del settore prevede di assumere nuovi talenti nei prossimi 12-24 mesi. I profili più richiesti rientrano nelle categorie sviluppo software/app (68%) e sviluppo business (42%). Ma la strada non sarà in discesa: il 61% delle fintech italiane infatti ritiene che il mercato sia carente di talenti con competenze specifiche: gli sviluppatori di software/app (55%) risultano  i più difficili da trovare, seguiti da esperti di machine learning e analisti di dati (38% e 31%). Emerge dalla seconda edizione del report Fintech Waves, realizzato da EY – in collaborazione con il Fintech District – che analizza l’evoluzione del panorama fintech nel nostro Paese.

Persone e competenze “motore” della crescita

Il capitale umano è l’asset principale che gli investitori valutano quando considerano una nuova opportunità. Il numero medio di dipendenti per startup è 55, ma il 43% è formata da team che vanno da 1 a 10 persone, mentre solo il 12% conta da 100 a 800 dipendenti.

Nell’86% dei casi, i team sono composti per oltre il 50% da uomini. Tuttavia, quasi la metà del campione (46%) mostra un discreto livello di diversità di genere, con una percentuale di donne compresa tra il 30% e il 50%.

La fascia d’età media dei membri del team è 27-32 (53%), seguita dalla fascia 32-40 (36%), il che conferma il dato della prima edizione sulla composizione giovane delle fintech italiane. Business e IT si confermano i percorsi accademici più comuni per i team delle fintech italiane, mentre i background umanistici rappresentano solo il 6% dei team.

Uno scenario in espansione

Il panorama delle aziende e startup che operano nel settore fintech è in continua crescita. In Italia dal 2016 ad oggi i finanziamenti raccolti sono aumentati con un Cagr di oltre il 60% e nel 2022 hanno raggiunto i 1.040 milioni di euro, con un significativo incremento rispetto ai 900 milioni del 2021 e ai 247 milioni del 2020. Tuttavia, la raccolta fondi è molto polarizzata, con il 94% dei finanziamenti ottenuti dalle fintech con raccolta superiore ai 100 milioni e con fatturato annuale superiore ai 5 milioni. Insurtech, lending e payments emergono come i segmenti più maturi e promettenti del settore.

Il settore dei pagamenti è quello che ha raccolto più fondi (in linea con la grande crescita ottenuta dai primi due unicorni fintech italiani, Satispay e Scalapay), seguito dalle neobank (aziende tecnologiche che forniscono servizi bancari di nuova generazione).

In tema di stadio di sviluppo, le fintech in fase Early Stage si sono ridotte del 25%, mentre sono aumentate quelle in fase Early Growth (37%), testimoniando una sostanziale crescita ed evoluzione dell’ecosistema italiano verso situazioni più mature.

Per quanto invece attiene al fatturato annuo, dall’analisi emerge che il 24% delle fintech intervistate (contro il 9% del 2020) ha un fatturato superiore ai 5 milioni di euro e che da sole rappresentano il 97% dei fondi raccolti. Allo stesso tempo sono diminuite dal 62% al 41% le fintech che fatturano meno di 500 mila euro l’anno. Quasi la metà (44%) delle fintech intervistate mostra una valutazione post-money superiore ai 10 milioni di euro.

Quali sono le fonti di finanziamento

Più del 17% degli intervistati (quasi il doppio rispetto al 2020) ha affermato di fare affidamento principalmente su fondi di Venture Capital internazionali, il cui ruolo si è consolidato a riprova del crescente interesse degli operatori internazionali per il mercato fintech italiano. Anche il minore affidamento sulle risorse finanziarie personali, passato dal 24% al 15%, testimonia una maggiore maturazione del settore, che cerca un funding strutturato per una crescita solida e una maggiore competitività. Riguardo ai prossimi round di investimento, il 32% delle startup fintech guarda con interesse agli operatori internazionali di VC, per un desiderio sia di espansione internazionale sia di crescita del business.

Compliance, priorità chiave per le fintech

L’attività di compliance riveste un ruolo cruciale per chi vuole operare e crescere nel settore dei servizi finanziari. Non stupisce quindi che l’87% delle fintech intervistate dichiari di avere una specifica figura dedicata al Risk & Compliance (contro il 74% del 2020). Nel 56% dei casi il responsabile è un dipendente, mentre il 31% affida il ruolo a una figura esterna.

Un altro aspetto da sottolineare riguarda l’utilizzo della Sandbox regolamentare introdotta da Banca D’Italia nel 2021 allo scopo di fornire ai player innovativi un ambiente protetto per la sperimentazione in accordo ai requisiti regolamentari. Ad oggi solo il 5% del campione dichiara di aver beneficiato della Sandbox e il 55% si è detto non interessato (il restante 40% non ha potuto accedervi per mancanza di requisiti).

Focus su open innovation e collaborazioni

Con l’obiettivo primario di sviluppare nuovi prodotti e servizi, il 90% delle startup fintech ha avviato una collaborazione con altri player del settore finanziario a partire dal 2021. Nello specifico, il 65% del campione ha collaborato con una banca o una compagnia assicurativa, mentre il 58% con altre fintech.

Inoltre, il 41% delle aziende intervistate ha iniziato a collaborare con altre startup non finanziarie, mentre solo il 25% con player incumbent di diversi settori come utilities, grande distribuzione ed entertainment. Nel complesso, il livello di soddisfazione per le collaborazioni è relativamente alto, con un punteggio medio di 7,5 su 10. Tuttavia, la collaborazione si è rivelata spesso complessa con difficoltà legate perlopiù all’integrazione di processi e tecnologie o alle trattative contrattuali.

Prospettive per il futuro

Insurtech, lending e payments emergono come i segmenti più maturi e promettenti del settore. A questi si legano i trend globali che emergono come le direttrici che influenzeranno il futuro del settore finanziario: embedded finance, fintech “for good” (il fintech a servizio dei fattori Esg), l’evoluzione del mondo crypto & DeFi, gli innovative payments, l’open finance e le partnership.

“In linea con quanto emerso nella prima edizione del 2020, il fintech italiano ha dimostrato grande resilienza e potenziale di crescita, ma anche un’evoluzione oltre le aspettative verso una nuova maturità che ci consente finalmente di colmare il gap con gli altri Paesi europei – dice Andrea Ferretti, Markets & Business Development Leader per i Financial Services di EY -. Il fintech è il segmento più attrattivo per la raccolta di capitali in Italia e il rinnovato interesse del Venture Capital internazionale dimostra il potenziale di scale-up e la crescente maturità delle startup appartenenti all’ecosistema nazionale”.

“L’ecosistema Fintech italiano è ormai maturo e i numeri emersi dalla ricerca lo confermano. Vediamo ottimi risultati sia per quanto riguarda il numero di Fintech e la loro solidità, che in riferimento agli investimenti – commenta Clelia Tosi, Head of Fintech District -. Rimangono tuttavia alcuni elementi su cui il mercato deve lavorare, in primis è necessario accelerare il ritmo con cui nascono e si sviluppano le collaborazioni, ancora caratterizzato troppo spesso da lentezza nei processi decisionali e di integrazione. Sta a tutti noi del settore unire le forze per esprimere il potenziale dell’ecosistema. Da un punto di vista di trend, risulta chiaro che l’ambito dei pagamenti e quello del lending siano i più maturi e con un potenziale di crescita maggiore, soprattutto in un contesto globale, nel quale l’Embedded Finance si sta dimostrando come lo sviluppo più naturale del mercato nel medio termine”.

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