La transizione verso un futuro più sostenibile nel settore delle telecomunicazioni mobili richiede una strategia ben definita, che tenga conto delle sfide ambientali legate all’espansione della rete. Huawei, consapevole di questa necessità, ha incaricato Analysys Mason di condurre uno studio volto a quantificare l’impatto ambientale delle diverse opzioni di implementazione del 5G in Europa. L’obiettivo principale è quello di capire come raggiungere i target di copertura dell’Unione Europea entro il 2030, mantenendo al minimo l’impronta di carbonio.
Risparmi di carbonio dall’uso della banda 6GHz
Il rapporto di Analysys Mason evidenzia come l‘uso di spettro aggiuntivo, in particolare la banda dei 6 GHz, possa portare a significativi risparmi di carbonio. In scenari rappresentativi di una tipica città europea di 100 km², le emissioni potrebbero essere ridotte di 13.000 tonnellate di CO2e nel 2030, rispetto all’uso delle sole allocazioni attuali. Questa riduzione è principalmente dovuta alla diminuzione della necessità di densificazione della rete, grazie alla disponibilità di frequenze in banda media.
Lo studio ha analizzato le emissioni di carbonio sia per le aree urbane sia per quelle rurali, modellando la distribuzione della rete in termini di macro e micro-celle. La disponibilità di spettro aggiuntivo ridurrebbe il numero di siti necessari per raggiungere gli obiettivi di copertura e capacità, diminuendo così le emissioni associate.
Tecnologie Wi-Fi: adeguate ai target Ue
Un aspetto interessante della ricerca riguarda anche il confronto con le tecnologie Wi-Fi. Le simulazioni hanno dimostrato che le bande attualmente disponibili per il Wi-Fi sono adeguate per raggiungere gli obiettivi del Decennio Digitale, e che l’aggiunta di ulteriore spettro non porterebbe a un’impronta di carbonio inferiore per queste installazioni.