IL SONDAGGIO

Ambiente, quanto inquina il digitale? Italiani poco consapevoli del carbon thumbprint

Iab Italia: un’e-mail a settimana in meno ci farebbe risparmiare 140 tonnellate di CO2. I cittadini ne sanno poco o niente ma si dicono disponibili ad agire per ridurre le emissioni delle loro operazioni online

Pubblicato il 17 Nov 2021

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Qual è l’impatto del digitale sulla sostenibilità? Per la maggior parte dei nostri connazionali a “inquinare” sono i dispositivi elettronici come smartphone e computer, mentre pochi considerano l’impronta carbonica di Internet e delle operazioni digitali, come mandare un’email o fare video-streaming. È quanto emerge dallo Studio sulla sostenibilità di Iab Italia e YouGov sul percepito dell’impatto sull’ambiente del digitale presentato alla 19esima edizione dello Iab Forum.

Lo studio, che ha coinvolto 1.000 intervistati maggiorenni tra il 29 ottobre e il 2 novembre 2021, rivela che l’ambiente è la terza priorità per gli italiani dopo salute e lavoro.  Ma la consapevolezza sull’interrelazione tra digitale e impatto ambientale è relegata principalmente al ricambio dei dispositivi elettronici. Oltre il 53% degli intervistati, infatti, dichiara di sostituire il proprio smartphone o tablet con uno nuovo anche se l’attuale è perfettamente funzionante.  

Carbon thumbprint, questo sconosciuto

“Fa riflettere il fatto che oltre il 55% del campione intervistato non conosce il significato del termine ‘carbon footprint’, percentuale che sale al 70% se si fa riferimento al ‘carbon thumbprint’ che indica proprio l’impronta di carbonio derivante dalle operazioni digitali”, commenta Carlo Noseda, presidente di Iab Italia. “I risultati della ricerca mostrano come solo una minoranza, il 23%, è a conoscenza dell’impatto di cui l’utilizzo di strumenti digitali è responsabile, ovvero il 4% del totale delle emissioni di CO2 mondiali, e che tale percentuale raddoppierà entro il 2050”.

Il digitale inquina, sottolinea lo studio di Iab Italia sulla sostenibilità. Qualsiasi gadget, foto e video salvati sui nostri cellulari, o qualsiasi azione compiuta sulla rete consuma energia e quindi genera emissioni. Un semplice esempio: in Italia ci sono 35 milioni di utenti che utilizzano l’e-mail e la spedizione di ognuna di esse produce circa 4g di CO2. Se tutti noi mandassimo un’e-mail “inutile” in meno a settimana (una ricerca Uk stima che ogni britannico spedisce circa 10 e-mail inutili tipo “Ok” o “Thank You” alla settimana), risparmieremmo 140 tonnellate di CO2 per un totale di 7.280 tonnellate all’anno: il corrispettivo di 26mila km percorsi in macchina.

Per gli italiani le operazioni digitali non inquinano

Alla domanda di indicare in una classifica una serie di azioni quotidiane – dalla più inquinante alla meno inquinante – le risposte evidenziano come per gli italiani azioni quali l’invio di e-mail o guardare un film in streaming abbiano un minore impatto negativo sull’ambiente rispetto ad altre.

Alla domanda di ordinare tra nove azioni quotidiane – un mix tra analogiche e digitali – quella che ha il maggior impatto sull’ambiente il 64% degli intervistati reputa che un percorso di 6km per passeggero in aereo sia tra le operazioni più inquinanti, seguito dal 58% che considera un percorso di 8km come unico passeggero in un’auto a benzina, mentre solo il 19% pensa che l’invio di 1.000 email brevi abbia un impatto negativo sull’ambiente.

“Nonostante l’ancora poca consapevolezza del peso del digitale sull’ambiente, una volta informati il campione ha dimostrato grande disponibilità a mettere in atto azioni che possano ridurre immediatamente il proprio carbon thumbprint. Il 76% degli intervistati sarebbe subito disposto a cancellare le app inutilizzate sul proprio smartphone, il 74% a chiudere le applicazioni dopo averle usate e il 64% a cancellare gli account di posta elettronica che non si usano più, mentre solo il 3% non è disposto a mettere in atto nessuno dei comportamenti virtuosi proposti durante il sondaggio”evidenzia Noseda.

Il progetto Zero emissions digital di Iab Italia

Iab Italia, consapevole dell’urgenza di intervenire già ora con delle azioni concrete per ridurre l’impatto ambientale del mercato digitale, ha presentato proprio dal palco della 19esima edizione dello IAB Forum Zero emissions digital – Zed, un progetto che prevede l’implementazione di diverse fasi, coinvolgendo tutte le aziende del settore per far convivere trasformazione digitale e transizione ecologica.

Fortemente voluto dall’Associazione il progetto prevede tre step: la presentazione del “Manifesto per un digitale sostenibile”, un vademecum delle regole e comportamenti corretti da adottare come singoli e come aziende; un sistema di metriche validato che vada a misurare il digital carbon footprint di siti web, app, e-mail, video e per ultimo l’avvio di una campagna di sensibilizzazione per rendere il mondo digitale più sostenibile.

“Se non sai quanto consumi su Internet, non sai quanto inquini. Siamo partiti da questo presupposto nel progettare il ‘Manifesto un digitale sostenibile’ che enumera le regole d’oro su come essere Zed. Stiamo lavorando poi su un sistema per misurare il digital carbon footprint e che possa diventare una vera e propria certificazione per le aziende”, afferma Noseda.

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