I FONDI

Industria 4.0: solo un’impresa su tre pronta a salire sul treno Pnrr

Secondo un’indagine diffusa da Unioncamere, su dati elaborati dal centro studi Tagliacarne, in stallo più del 70% delle aziende italiane. Nessun interesse per le molteplici occasioni di sviluppo che si stanno aprendo. E il clima di incertezza legato all’aumento dei costi energetici e agli effetti del conflitto in Ucraina non fa ben sperare per il futuro

Pubblicato il 27 Apr 2022

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Solo una impresa su 3 è pronta a cogliere le opportunità delle nuove risorse espressamente dedicate al sistema produttivo dal Pnrr, come transizione 4.0 ed economia circolare. Il 16%, infatti, si è già attivato per aderire ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza mentre un altro 13% ha in programma di farlo. Ma più del 70% è fermo al palo, senza, al momento, interessarsi alle molteplici occasioni di sviluppo che si stanno aprendo.

E’ quanto mostra una indagine diffusa da Unioncamere. I dati, elaborati dal centro studi Guglielmo Tagliacarne, sono stati al centro dell’Assemblea delle Camere di commercio. “I dati confermano la necessità di lavorare per diffondere e far conoscere alle imprese, soprattutto quelle più piccole, le misure messe in campo dal Governo nel green e nel digitale”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete.

Nessun interesse verso il Pnrr dall’80% delle piccole imprese

L’80% delle imprese di minori dimensioni – ha ricordato Prete non ha nemmeno in programma di avvalersi di queste risorse, contro il 50% delle aziende medio grandi. Le Camere di commercio hanno ben in mente come farsi parte attiva per lo sviluppo del Paese e contribuire al cambiamento innescato dal Pnrr: possiamo essere uno strumento prezioso per fare conoscere alle imprese le enormi opportunità legate alle nuove risorse e per mettere a terra molte delle misure chiave previste nel Piano”.

Inoltre una indagine del centro studi Tagliacarne rivela che una riduzione di un terzo del tempo dedicato dalle risorse umane interne alle imprese agli adempimenti burocratici, reimpiegato nelle attività produttive, comporterebbe un aumento della produttività aziendale tra il +0,5% e il +1,1%. “Per questo – ha concluso – stiamo lavorando attivamente per definire proposte concrete che possano contribuire in tempi rapidi al processo di semplificazione di cui abbiamo davvero bisogno”.

Cruciale il peso della guerra in Ucraina

D’altro canto, sulla situazione attuale incide certamente anche il clima di incertezza legato allo shock della guerra in Ucraina. Per quasi 9 imprese su 10 l’impatto del conflitto in corso sarà alto, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime e semilavorati. Quasi una impresa su 2 ha problemi di approvvigionamento di materie prime e una su 5 di approvvigionamento di energia. L’aumento dell’incertezza incide sulla natalità delle imprese: le ultime indicazioni sulle iscrizioni al Registro delle Camere di commercio mostrano che quando il clima di fiducia si riduce di un punto, la natalità delle imprese si contrae di mezzo punto.

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