LO STANDARD DEL FUTURO

5G, Nicita (Agcom): “Limiti elettromagnetici partita decisiva”

Revisione delle regole sulle emissioni, nuove modalità di assegnazione delle frequenze per garantire massima intensità d’uso tra le sfide regolatorie, e non solo, che dovrà affrontare l’Italia in vista dello sviluppo dello “standard del futuro”. Ne parla il Commissario dell’authority

Pubblicato il 17 Mag 2017

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Utilizzo delle frequenze, limiti elettromagnetici, privacy, sicurezza. Sono solo alcune delle sfide che governo e regolatori si troveranno a dover affrontare con lo sviluppo del 5G. Ma una in particolare è sotto i riflettori degli stakeholder: la revisione dei limiti elettromagnetici – quelli italiani sono più stringenti con quelli degli altri Paesi europei – la quale l’industria ritiene a rischio il raggiungimento degli obiettivi dell’Action Plan voluto dall’Europa. Sui temi più urgenti all’ordine del giorno posti dal processo di attuazione del 5G è in corso fino a giugno un’indagine conoscitiva lanciata da Agcom che punta ad analizzarne gli impatti. Abbiamo chiesto al Commissario Antonio Nicita delle sfide regolatorie che aspettano l’authority.

5G, il progetto per le 5 città sta accendendo il tema anche sul lato industriale. Il futuro standard promette di aprire a nuovi paradigmi: quali sfide regolamentari intravvede per Agcom in particolare?

Ci sono diverse questioni da affrontare. Alcune non riguardano direttamente il regolatore, ma l’Autorità può segnalare attivamente a Governo e Parlamento alcune emergenze. Tra tutte evidenzio la necessità di rivoluzionare la metodologia, cambiare la misurazione, e quindi i limiti elettromagnetici. L’introduzione di small cells da un lato, forme di orchestrazione e reindirizzo del segnale al target dall’altro di fatto modificano il senso della misurazione e l’intensità del segnale. I vecchi limiti e le vecchie misurazioni medie riguardano un mondo che non ci sarà più e rischiano di creare barriere all’entrata.

Il 5G darà una svolta al sistema di assegnazione delle frequenze?

Sì, cambia il rapporto allocazione/assegnazione di frequenze. Dobbiamo garantire il massimo uso, la massima intensità d’uso delle risorse frequenziali a settori e operatori diversi. Il che significa che i titolari di nuove licenze dovranno svolgere anche il lavoro di wholesaler e che forme avanzate di sharing dovranno esser pensate per evitare usi esclusivi che possano inibire nuovi modelli di business.

Quali sono i comparti per i quali andranno trovati nuovi equilibri? E perché?

Finora gli operatori non hanno brillato per capacità di raggiungere accordi commerciali con partner di settori diversi. Il 5G li costringerà probabilmente a mettersi d’accordo. Il 5G è senz’altro un abilitatore per tutti i settori cosiddetti verticali. I servizi di tali settori si svilupperanno certamente indipendentemente dal 5G, ma proprio alcune caratteristiche del 5G potranno rendere massive e popolari alcune applicazioni. Nessuna interfaccia radio potrà mai competere con la fibra quanto a capacità, latenza e affidabilità, per cui ci dovrà essere sinergia. Un primo esempio potrebbe essere LAA (Licensed Assisted Access) che sarebbe l’offloading di oggi col wi-fi portato sul 5G (ad esempio una small cell a casa collegata via fibra).

Agcom ha lanciato una consultazione ad hoc: è sufficiente o avete in mente di azioni di approfondimento?

La consultazione per ora riguarda una indagine conoscitiva a tutto tondo e scade a giugno. Su alcuni blocchi di frequenze, con i quali è in corso un confronto tecnico tra Mise e Agcom, potrebbe esserci una integrazione specifica oppure il lancio di una rapida consultazione ad hoc con gli stakeholders subito dopo la scadenza dei contributi pervenuti per l’indagine conoscitiva 5G, in funzione di quanto il mercato e le istituzioni hanno segnalato.

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