IL RAPPORTO

Assinform nel 2017 mercato digitale a +2,3%. Santoni: “Oltre ogni aspettiva”

Il 2016 chiude con un giro d’affari di 66.100 milioni, al di sopra delle stime di di pochi mesi fa. E per quest’anno il rialzo sarà ancora più importante: +3,8% al netto dei servizi di rete. Determinante però sarà l’avvio del piano Industria 4.0: mancano ancora i decreti attuativi

Pubblicato il 09 Mar 2017

Mila Fiordalisi

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Una crescita oltre ogni aspettativa. Questo l’incipit che ha accompagnato la presentazione del rapporto Assinform sul mercato digitale. Per la verità il trend al rialzo era già stato certificato nel consuntivo dei primi sei mesi 2016. Ma le previsioni per fine anno si erano “fermate” al +1,3%. E invece a sorpresa, appunto, è andata decisamente meglio del previsto: il 2016 ha chiuso a +1,8% raggiungendo i 66.100 milioni di euro. E al netto delle Tlc la crescita è pari al 3,4%. Non solo: per il 2017 il trend è stimato in ulteriore aumento fino a toccare il +2,3% (+3,8% al netto dei servizi di rete).

Numerose le voci che nel 2016 hanno fatto da traino al mercato: contenuti e pubblicità digitale (+7,2%), servizi Ict (+2,5%, spinti dal Cloud) e ancora di più il software e le soluzioni (+4,8%, grazie anche all’IoT). Il cloud da solo vale un balzo in avanti del 23%. E non sono da meno l’Internet of things (+14,3%), il mobile business (+13,1%) e le soluzioni per la sicurezza (+11,1%). Ma la crescita non si misura solo in termini di “soluzioni”. Il report Assinform – realizzato in collaborazione con NetConsulting Cube – evidenzia infatti un interessante dinamismo sul fronte dell’occupazione: la percentuale degli occupati nelle professioni Ict (presso le aziende ICT e le aziende utilizzatrici di tutti i settori) sul totale degli occupati è rimasta costante, attorno al 3,2%, ma è cresciuta di 6 punti percentuali nel segmento delle funzioni direttive e tecniche a più alta qualificazione, sfiorando il 30% già nel 2015.

Da non sottovalutare – evidenzia il rapporto – anche il fenomeno startup innovative: a fine 2016 a quota 6.745, in crescita del 31% (+112% sul 2014). Ma come tutte le medaglie anche quella del mercato digitale italiano ha una faccia buia: se è vero che la banda larga fissa (15,4 milioni di utenti a settembre 2016) ha registrato una crescita del 4,0% secondo Assinform non basta a sostenere le necessità del Paese in termini di ritorno alla competitività. Resta poi ancora da fare per accelerare sulla diffusione di Spid (con servizi in crescita, ma a fronte di solo 1,2 milioni di identità digitali rilasciate) e dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (Anpr), mentre il sistema PagoPA progredisce (15.291 PA aderenti e 10.758 attive) e la Fatturazione Elettronica per la PA è oramai generalizzata ed è una best practice europea. “I progressi rilevati avvengono in uno scenario economico ancora incerto, ma che vede la ripresa degli investimenti in beni strumentali associata a un profondo cambiamento della domanda ICT, a vantaggio delle componenti più legate all’innovazione diffusa – commenta il presidente di Assinform Agostino Santoni -.La rincorsa al recupero dei ritardi accumulati negli anni scorsi è iniziata, ma deve accelerare, perché il gap è ancora elevato, sia nelle imprese che nel Paese. Strategia Digitale, Industria 4.0 e creazione di nuove competenze devono essere al centro dell’impegno di tutti”.

Da non sottovalutare la roadmap del Piano Industria 4.0: i decreti attuativi non sono ancora stati emanati e si potrebbe rischiare di “azzoppare” l’anno in termini di risorse accessibili da parte delle aziende interessate. Da sciogliere, in particolare, le incertezze sull’ammissione ai benefici fiscali di non poche componenti Ict. “Il presupposto della loro stretta connessione al rinnovo dei macchinari non deve tradursi in interpretazioni troppo restrittive da parte dell’Amministrazione Finanziaria – puntualizza Santoni È un aspetto che va risolto al più presto, per tenere conto delle più recenti evoluzioni applicative, per non intaccare una rinnovata propensione all’investimento in innovazione, per affermare misure di stimolo e agevolazione che lascino margini all’imprenditorialità e al coinvolgimento di tutti i soggetti interessati. Sciogliere le residue incertezze è anche l’unico modo per far sì che l’iniziativa coinvolga le tante imprese di minori dimensioni che ancora stentano ad innovare, e fare in modo che esse, con tutto il loro peso occupazionale e produttivo, continuino a far parte o entrino in filiere sempre più efficienti e competitive”.

Last but non least “non va poi dimenticata la capacità di formare e riconvertire le risorse umane alle nuove professioni. Essa va incrementata, perché il superamento dello skill gap di cui oggi soffriamo in ambito digitale è un fattore indispensabile per rimuovere uno dei principali freni al cambiamento e creare nuove opportunità di lavoro per i giovani”.

IL RAPPORTO ASSINFORM IN DETTAGLIO

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