FREQUENZE

Asta 5G: 2,5 miliardi incasso “minimo”. Ma si punta più in alto

Pronto per l’approdo in Senato l’articolo della Finanziaria che norma la gara 2018. Sotto il prezzo di riserva nuova “manovrina” nel 2022, ma l’esito si prefigura al rialzo. Prima rata nel 2018 da 1,2 mld, ultima nel 2022 da 750 milioni. Parte la corsa delle telco. Stabiliti nuovi criteri per i costi, individuati gli organismi che gestiranno la maxi-operazione

Pubblicato il 19 Ott 2017

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Minimo 2,5 miliardi dall’asta frequenze per il 5G, ma si punta ragionevolmente ai 3,2. E ottimisticamente ai 4 miliardi. E’ quanto prefigura la bozza della legge di Bilancio, che potrebbe approdare nei prossimi giorni in Senato. Rush finale dunque per la misura che disciplina la grande manovra che coinvolgerà per i prossimi 5 anni asset strategici per l’Italia: frequenze, Tlc, televisioni al termine del processo non saranno più come li conosciamo, in vista della trasformazione industriale abilitata dall’ingresso del 5G.

Perché l’incasso potrebbe essere maggiore? L’asta metterà in vendita frequenze in bande diverse: la 700Mhz (694-790 MHz) e le bande cosiddette pioniere: 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz. Dalla gara lo Stato italiano fissa un prezzo “di riserva”, 2,5 miliardi: al di sotto non si scende, o si dovrà ricorrere nel 2022 a una “manovrina finanziaria” (articolo 17, comma 12-bis, legge 31 dicembre 2009, n. 196). Si tratta in realtà di una cifra più che prudente considerato quanto realizzato dall’asta con cui la Francia, vendendo all’asta solo le frequenze in banda 700 Mhz, ha realizzato 2,5 miliardi. Del resto stanno già iniziando le manifestazioni d’interesse da parte delle telco finora chiuse in un prudente silenzio: ieri l’ad di Vodafone Aldo Bisio ha annunciato che l’azienda parteciperà alla gara “per vincere”. Attesa anche per il punto interrogativo rappresentato dall’eventuale partecipazione di nuovi entranti, come Iliad (nei mesi scorsi ha manifestato interesse) che potrebbe ambire a un ingresso nei 3,6-3,8 Mhz – fascia particolarmente indicata per il 5G – su cui potrebbe concentrarsi anche l’ambizione, oltre che dei “maxi-operatori” come Telecom e la già citata Vodafone, anche di Open Fiber. Il successo dell’asta dipenderà dalle procedure di gara: in quanti blocchi verrà suddiviso il “bottino” da mettere all’asta? Tema più che controverso da molti punti di vista: economico (sia per le telco partecipanti sia per l’incasso per lo Stato), tecnologico (l’Itu ha ripetutamente parlato di maggior efficienza in caso di blocchi da almeno 100Mhz contigui): una matassa che toccherà ad Agcom sbrogliare con l’istruzione delle procedure di gara.

L’incasso sarà suddiviso in rate multiple: 1.250 milioni per l’anno 2018, 50 milioni per il 2019, 300 milioni per il 2020, 150 milioni per il 2021 e infine 750 milioni, per l’anno 2022.

Scompare alla voce “costi” la determinazione in percentuale (inizialmente era stato previsto il 25, poi il 30%) dei ricavi d’asta: restano le cifre ritoccate a 747 mln, non più come limite ma già autorizzate. Significa che i costi non aumenteranno all’aumento eventuale del gettito d’asta. Di questi, i 66 milioni per il Mise sono blindati, mentre la ripartizione tra rimborsi alla Tv nazionali, locali e all’aggiornamento di apparati di ricezione (leggi decoder) passa invece al MEF (comma 13). IN particolare è previsto un costo di 5 milioni per l’esercizio 2018, 35,5 milioni per l’esercizio finanziario 2019; per l’esercizio finanziario 2020, 293,4 per il 2020, 141 per il 2021, 272 per il 2022.

Prendono corpo gli enti che avranno il compito di gestire il complicato processo di switch-off delle frequenze correlato alla realizzazione della gara: Il ministero si avvarrà della collaborazione della Fondazione Ugo Bordoni, in qualità di proprio soggetto in house, e istituisce un’apposita task force avvalendosi anche di personale fino a 5 unita in posizione di comando proveniente da altre pubbliche amministrazioni, comprese le autorità indipendenti.

Per la prima volta lo spettro radio italiano verrà, grazie a un percorso in più tappe, reso efficiente, allineato a regole condivise dall’Europa e riservato in larga parte agli operatori Tlc che avranno il compito di traghettare l’industria verso lo standard 5G: tecnologia considerata di rilevanza strategica per lo sviluppo di reti e servizi innovativi come IoT, e-commerce, e in grado di assicurare la vera spinta a Industria 4.0 e alla crescita della competitività e produttività dell’economia europea. Processi in grado di assicurare alle telco il ritorno dell’esborso atteso per l’assegnazione delle frequenze. Lato mercato Tv il principio della capacità trasmissiva si afferma sul sistema basato sull’asset frequenziale: una svolta in grado di traghettare il sistema Tv verso un nuovo scenario grazie anche all’introduzione di aggiornamenti tecnologici come Dvb-T2 e codec Hevc, le tecnologie individuate dall’Italia per il passaggio che affronterà la piattaforma di distribuzione dei servizi Tv. E di fornire inedite prospettive alla gestione delle risorse trasmissive della Rai.

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