Il mercato globale dell’IoT è destinato a raddoppiare entro il 2030, raggiungendo quota 2 trilioni di dollari. Lo afferma Matthew Iji, Director of Forecasting & Modelling di Gsma, in una recente analisi che mette in luce le dinamiche profonde del settore. Ma dietro la crescita dei ricavi si cela un paradosso: la connettività, pur essendo il fondamento dell’IoT, rappresenterà solo il 4% del totale.
“È per questo che i service provider si stanno muovendo rapidamente verso piattaforme, servizi di integrazione e sicurezza”, scrive Iji. “Sono questi gli ambiti dove si genera il vero valore economico”.
La corsa alla marginalità positiva spinge gli operatori a superare il modello tradizionale basato su device e connessioni. Le imprese non cercano più solo endpoint connessi, ma soluzioni capaci di integrarsi in ambienti ibridi, con sistemi legacy e dati frammentati.
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Servizi e piattaforme: la nuova frontiera dell’IoT
Secondo la Gsma, i servizi sono il segmento in più rapida espansione. Le aziende vogliono ottenere guadagni operativi, miglioramenti nella compliance e nuove fonti di ricavo, non semplicemente aggiungere dispositivi alla rete.
Anche le piattaforme stanno evolvendo. “La gestione dei dispositivi e delle connessioni non basta più”, sottolinea Iji. “Ora servono analytics basati su AI, manutenzione predittiva, automazione e rilevamento delle anomalie. Queste funzionalità sono ormai considerate standard”.
Le imprese chiedono insight in tempo reale, capaci di tradursi in decisioni concrete. È la logica del valore applicato, dove l’intelligenza artificiale non è solo uno strumento, ma un fattore abilitante per la competitività.
Hardware sotto pressione: servono nuovi modelli
Il ruolo dell’hardware resta centrale, ma i margini si assottigliano. Le tensioni tariffarie e le pressioni sulle catene di fornitura globali, in particolare tra Stati Uniti e Cina, complicano la gestione dei costi.
“Produttori di dispositivi e moduli dovranno andare oltre la vendita hardware”, avverte Iji. “Servirà puntare su servizi integrati e modelli ricorrenti per restare competitivi”.
La transizione verso modelli “as-a-service” è già in atto, e rappresenta una risposta strategica alle sfide di sostenibilità economica e scalabilità.
Verticalizzazione e casi d’uso: il futuro è settoriale
Entro il 2030, quasi l’80% dei ricavi IoT proverrà da applicazioni enterprise, con settori come manifattura, sanità, utilities e smart city in prima linea. È il segnale di un cambiamento profondo: il mercato si sta spostando da piattaforme generaliste a soluzioni verticali, dove il valore è legato a risultati specifici.
“Il successo non verrà dalla scala, ma dalla capacità di semplificare la complessità e generare valore misurabile”, scrive Iji. “L’IoT dovrà diventare indispensabile per i settori che serve”. In questo contesto, le smart city rappresentano un laboratorio ideale per testare modelli di integrazione tra dati, AI e infrastrutture. E la banda ultralarga gioca un ruolo chiave: senza reti ad alta capacità, l’IoT non può esprimere il suo potenziale. Per approfondire le applicazioni innovative della banda ultralarga, CorCom propone questo focus dedicato.
Monetizzazione: il nodo da sciogliere
Nonostante la crescita esponenziale, molte connessioni IoT generano ricavi minimi. È il grande ostacolo alla sostenibilità del settore. “Senza nuovi modelli commerciali, il mercato potrebbe crescere in volume ma non in redditività”, avverte Iji.
La sfida è costruire ecosistemi capaci di monetizzare il dato, integrando analytics, AI e servizi in modo fluido. Le imprese chiedono soluzioni che semplifichino la complessità e portino risultati tangibili.
La decade decisiva per l’IoT
Il messaggio dell’analisi Gsma è chiaro: il prossimo decennio definirà vincitori e vinti. Le aziende che sapranno trasformare l’IoT in un asset strategico, semplificando l’adozione e massimizzando il valore, guideranno il mercato.