LO STUDIO

La supply chain verso l’ecosistema connesso: big data e AI le chiavi di volta

Secondo un’indagine a firma Pwc l’ampio uso dell’intelligenza artificiale e dell’analisi dei dati consentirà catene di approvvigionamento più trasparenti e migliori processi decisionali

Pubblicato il 29 Apr 2020

Antonio Dini

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La filiera della supply chain sarà sempre più autonoma e connessa. Lo indica lo studio di PwC “Ecosistemi connessi e autonomi della supply chain 2025”. Il funzionamento della filiera, che è messo a dura prova soprattutto in periodi come questo di emergenza del coronavirus, sarà diverso a seconda di come reagiscono le imprese. E quelle che sono in grado di reagire rendendo più avanzata la propria filiera saranno in grado di adattarsi meglio alle situazioni di crisi.

Le aziende più avanzate, che il rapporto definisce “campioni digitali“, faranno ampio uso della intelligenza artificiale e dell’analisi dei dati per avere catene di approvvigionamento più trasparenti e migliori processi decisionali. La logistica intelligente offre infatti molto spazio potenziale per il risparmio, secondo la ricerca. Che aggiunge il fatto che le filiere trasparenti aumentano la sostenibilità, l’attenzione al cliente e la qualità complessiva.

“Il settore manifatturiero italiano – sottolinea Vincenzo Grassi, Partner PwC Italia – si accinge ad affrontare una fase cruciale dovendo garantire efficienza operativa, continuità delle attività produttive e flessibilità della catena logistica sia nella gestione dell’import di materie prime sia nella gestione dell’export dei prodotti finiti. È, infatti, da considerare che l’Italia è il sesto esportatore al mondo di beni manufatti e che i prodotti manifatturieri esportati rappresentano l’80% dell’export complessivo. Secondo le elaborazioni di Confindustria, le esportazioni del nostro Paese potrebbero diminuire del 5,1%. nel 2020 a causa dell’emergenza Covid-19. La gestione della supply chain in senso esteso diventa una priorità fondamentale per tutte le aziende manifatturiere italiane”.

Nella ricerca, per la quale sono stati intervistati i dirigenti di 1600 aziende in sette settori e 33 paesi diversi, emergono i campioni digitali, capaci di ridurre i costi della filiera del 6,8% e aumentato i ricavi del 7,7%.

Secondo la ricerca le aziende che utilizzano l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati in almeno un’area della supply chain sono in realtà molte: sette su dieci. Questo porta all’ottimizzazione del costo del servizio, la segmentazione della catena di approvvigionamento e la pianificazione integrata. Tuttavia, i campioni digitali sono molto più avanti rispetto ad altre aziende nell’uso dell’Ai. Oggi il 43% dei campioni digitali utilizza già l’Ai per una maggiore trasparenza della supply chain, rispetto al solo 23% di tutte le aziende intervistate.

“Ciò che colpisce – dice Gabriele Caragnano, Partner Emea di PwC – è che i campioni digitali sono già molto avanzati nell’uso dei dati operativi, finanziari e di vendita per guidare la supply chain. Inoltre, utilizzano sempre più sistematicamente dati esterni non strutturati, come i dati provenienti dall’IoT e dalle applicazioni dei social media, nonché i dati dei propri clienti e fornitori”.

Secondo lo studio la logistica intelligente ha un grande potenziale per l’ottimizzazione dei costi. L’implementazione di capacità logistiche smart sembra dipendere in modo particolare dalle dimensioni dell’azienda: diffusa tra la metà e un quinto delle aziende con fatturato tra i 5 miliardi e i 100 milioni di dollari, per le più piccole come quelle tipiche italiane sembra essere invece una difficoltà quasi insormontabile: mancano gli investimenti per il timore di perdite o ritorni insufficienti.

Invece, le catene di approvvigionamento trasparenti offrono maggiore sostenibilità. Le aziende intervistate ritengono inoltre che la trasparenza della supply chain sia molto importante e il 55% dei campioni digitali lo ha indicato come una priorità assoluta. Lo studio suggerisce anche un percorso su come gestire con successo le supply chain nel post crisi. Secondo Caragnano, infatti, “le precedenti crisi ci hanno mostrato che molte aziende affrontano la sfida della trasformazione della propria supply chain all’inizio della fase di ripresa economica, dopo averne sofferto la debolezza nella fase di recesso”.

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