INNOVAZIONE

Lo IoT sconfigge la siccità, negli Usa investimenti per 8 mld di dollari

Report Northeast Group: l’80% delle utility disposte a dirottare risorse sulle smart water technologies. Focus su sensori e contatori intelligenti. Una soluzione anche per l’Italia

Pubblicato il 24 Lug 2017

Federica Meta

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Internet of things per una migliore gestione delle reti idriche. Succede negli Stati Uniti dove non solo la California – lo Stato sta affrontando dal 2012 con un periodo prolungato di siccità – ma anche il North e South Dakota, Nevada, Arizon, Utah, Colorado, Nuovo Messico, Wyoming stanno combattendo crisi idriche senza precedenti.

Secondo l’indagine condotta da Northeast Group, US Smart Water Infrastructure: Market Forecast (2017-2027), l’80% delle utilities Usa sono pronte ad investire in smart water technologies e soprattutto in IoT applicato alla rete idrica in generale.

Lo studio ha censito più di 340 aziende attive in 50 Stati americani: si stima che nei prossimi 10 anni saranno investiti 8,3 miliardi di dollari in infrastrutture tecnologicamente avanzate, sensori, contatori intelligenti e altre tecnologie dell’acqua. L’obiettivo è quello di aumentare l’efficienza operativa e la modernizzazione della rete.

“I risultati dell’indagine mostrano che le reti idriche negli Stati Uniti si stanno sta modernizzando anche se utilities ancora non hanno sfruttato appeno le tecnologie a disposizione per migliorare le operazioni e massimizzare l’efficienza – spiega Ben Gardner, presidente del di Northeast – Smart metering e sensori con comunicazione bidirezionale possono aiutare un settore che ha grandi necessità di modernizzazione. Gli investimenti sono comunque destinati a crescere soprattutto perché le città cercehranno di far interagire le reti idriche con gli altri sistemi intelligenti in un’ottica di smart city”.

La digitalizzazione delle reti dell’acqua non riguarda solo le grandi utilities come ABB, Aclara, Badger Meter, Honeywell, i2O, Itron, Kamstrup, Master Meter, Suez ma anche i piccoli fornitori che mostrano interesse crescente per questo tipo di approccio nonostante le barriere logistico-finanziarie.

In Italia l’allarme siccità ha fatto tornare alla ribalta il tema dell’obsolescenza degli acquedotti e riepreto il dibattito su che tipo di investimenti mettere in campo per innovare. Secondo uno studio dell’Istat quasi il 40% del volume immesso in rete è andato disperso, in crescita di quasi un punto percentuale sull’anno precedente. In più di quattro comuni su cinque, e in tutti i grandi comuni tranne Milano, le perdite di rete superano il 20% con dispersioni particolarmente elevate a Bari, Messina, Palermo, Catania e Cagliari (dove va dispersa più di metà dell’acqua immessa nella rete di distribuzione comunale).

C’è un dato che più di altri desta impressione: la perdita d’acqua complessiva che si verifica ogni giorno nelle tubature italiane soddisferebbe le esigenze idriche di un anno di 10,4 milioni persone.

Una percentuale di dispersione che vale 139 litri a persona, buttati via ogni giorno, a fronte di un consumo medio procapite giornaliero di circa 245 litri. Non è una novità, i numeri della dispersione idrica sono ben noti a tutti da almeno un paio d’anni, e si sono succeduti gli appelli degli ambientalisti: le temperature record e le scarse piogge registrate quest’anno rientrano perfettamente nelle previsioni di chi da tempo mette in allarme sugli effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale.

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