IL RAPPORTO 2023

Transizione 4.0, usati 6,7 miliardi del Pnrr. E non solo nell’industria

La quota di imprese manifatturiere che ha fatto ricorso agli incentivi è del 30%. Il 20% appartiene al settore del commercio e il 14% all’agricoltura. 121mila le aziende coinvolte. Il monitoraggio della Corte dei conti

Pubblicato il 30 Mag 2023

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Nell’ambito del nuovo “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica”, appena pubblicato, la Corte dei Conti ha analizzato il modo in cui i settori produttivi italiani hanno fruito dei crediti d’imposta legati al Piano Transizione 4.0. Lo studio si basa sulle dichiarazioni dei redditi degli anni 2021 e 2022, immortalando quindi la situazione a metà del periodo finanziato dal Pnrr.

Sulla base dei dati definitivi delle dichiarazioni 2021 (anno d’imposta 2020) e provvisori delle dichiarazioni 2022 (periodo d’imposta 2021), i crediti maturati complessivamente dalle cinque agevolazioni, nell’ambito del Pnrr, ammontano a 6,7 miliardi per oltre 120mila beneficiari; di questi la quota preponderante (81%, 5,4 miliardi) è concentrata negli investimenti in beni strumentali materiali 4.0. Le compensazioni effettuate nel biennio 2021-2022 ammontano a 4 miliardi per oltre 170 mila beneficiari

Il numero dei beneficiari è già ben oltre il target fissato per il 2024. Va però precisato che nella ripartizione per singolo credito d’imposta si rilevano situazioni disomogenee rispetto agli obiettivi definiti a livello nazionale: a fronte del superamento dell’obiettivo prefissato da parte delle agevolazioni per i beni strumentali 4.0 materiali, per quelli immateriali standard e per la formazione 4.0, si registra un dato ancora lontano dall’obiettivo per i crediti d’imposta per beni immateriali 4.0 e per le attività di ricerca, sviluppo e innovazione.

Come sono stati indirizzati i crediti d’imposta

I crediti d’imposta concessi per le diverse tipologie sono così suddivisi: 5.438.4 milioni di euro per i beni strumentali materiali 4.0, 78,7 milioni per i beni strumentali immateriali, 10 milioni per i beni immateriali tradizionali, 559,7 milioni per ricerca, sviluppo, innovazione e design, 617,4 milioni per la formazione.

La Manifattura resta il principale settore fruitore, ma senza raggiungere la quota maggioritaria che ci si sarebbe potuti aspettare. Le attività industriali infatti hanno assorbito il 55% dei crediti per i beni materiali 4.0, il 52% di quelli per i beni immateriali 4.0, il 34% di quelli per i beni immateriali tradizionali, il 60% di quelli per le attività di R&S e il 28% di quelli per la Formazione 4.0.

Ma guardando al numero di imprese beneficiarie, solo il dato relativo ai beni immateriali 4.0 (52%) e R&S (59%) supera la metà del totale, mentre in tutti gli altri casi il dato si attesta intorno al 30%. Tra gli altri settori si segnalano il Commercio (20%) e l’Agricoltura (14%).

La distribuzione geografica dei fruitori della agevolazioni

L’analisi dei dati consente di apprezzare la distribuzione dell’impatto della misura sia per settore economico, sia per area geografica. Quanto alla distribuzione sul territorio nazionale, sia prendendo in considerazione la numerosità dei beneficiari, sia in base all’ammontare dei crediti maturati, emerge con netta evidenza la concentrazione nelle regioni settentrionali delle agevolazioni per gli investimenti in beni materiali e immateriali, nonché per le attività di ricerca, sviluppo e innovazione. In tutte queste ipotesi le misure impattano per oltre il 60% sulle imprese del Nord. A diverse conclusioni si perviene, invece, con riguardo al credito d’imposta per la formazione 4.0 che è più utilizzato dalle imprese meridionali (46%, sia in termini di numero di beneficiari sia per importi maturati). Il risultato è fortemente caratterizzato dal dato della Campania, in cui figura il maggior numero di imprese utilizzatrici dell’agevolazione (oltre 4 mila) e l’importo più elevato di credito complessivo maturato (188 milioni).

I prossimi step del piano

I successivi target della misura sono di tipo quantitativo. Per il secondo trimestre del 2024 è richiesto che almeno 69.900 imprese abbiano utilizzato i crediti d’imposta Transizione 4.0, sulla base delle dichiarazioni dei redditi presentate tra il 2021 e il 2022. Ci si aspetta in particolare: almeno 17.700 crediti d’imposta a imprese per beni strumentali materiali 4.0; almeno 27.300 crediti d’imposta a imprese per beni strumentali immateriali 4.0; almeno 13.600 crediti d’imposta a imprese per beni strumentali immateriali standard; almeno 10.300 crediti d’imposta a imprese per attività di ricerca, sviluppo e innovazione; almeno 1.000 crediti d’imposta a imprese per attività di formazione.

Per il secondo trimestre 2025 è richiesto che almeno 111.700 imprese abbiano usufruito dei crediti d’imposta Transizione 4.0, sulla base delle dichiarazioni dei redditi presentate dal 2021 al 2023. Ci si aspetta in particolare secondo l’articolazione interna dell’obiettivo: almeno 26.900 crediti d’imposta a imprese per beni strumentali materiali 4.0; almeno 41.500 crediti d’imposta a imprese per beni strumentali immateriali 4.0; almeno 20.700 crediti d’imposta a imprese per beni strumentali immateriali standard; almeno 20.600 crediti d’imposta a imprese per attività di ricerca, sviluppo e innovazione; almeno 2.000 crediti d’imposta a imprese per attività di formazione. Quali traguardi di livello nazionale è prevista la pubblicazione di due rapporti (a fine 2024 e a giugno 2026) sulla valutazione intermedia dell’impatto dei crediti d’imposta per i beni 4.0 su occupazione e Pil.

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