IL REPORT

Competenze Stem per il 24,5% dei laureati: l’Italia sotto la media Ue

Secondo l’Osservatorio di Deloitte il nostro Paese fa fatica a recuperare il gap: stereotipi e barriere socio-economiche fra i principali ostacoli. Borsani: “Consistente disallineamento tra domanda e offerta”. E la situazione rischia di peggiorare con la sfida della transizione ecologica

Pubblicato il 09 Nov 2022

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In Italia, come in molti altri Paesi europei, le competenze Stem sono ancora poco diffuse e non sufficienti a soddisfare la richiesta del mercato del lavoro. Il problema? Le numerose barriere culturali e socioeconomiche, fra cui bias e stereotipi che continuano ad allontanare i giovani dalle materie scientifiche e ad alimentare un persistente gender gap nelle facoltà e nelle professioni di questo ambito.

È questo il quadro che emerge dal secondo studio dell’Osservatorio StemRethink Ste(a)m education – A sustainable future through scientific, tech and humanistic skills”, promosso da Fondazione Deloitte e dal Programma di politiche pubbliche di Deloitte. Secondo il report, la percentuale media dei laureati Stem nei Paesi presi in considerazione (Italia Germania, Francia, Spagna, Regno Unito , Grecia e Malta) è oggi pari al 26%. Solo la Germania ha un tasso significativamente superiore, attestandosi al 36,8%, mentre l’Italia si colloca al di sotto della media del Paesi analizzati, con una percentuale pari al 24,5% del totale dei laureati.

«Dal nostro Osservatorio – dichiara Guido Borsani, presidente di Fondazione Deloitte – si osserva un consistente disallineamento tra domanda e offerta di competenze professionali: sempre più aziende cercano profili professionali tecnico-scientifici e sempre più spesso non riescono a trovarli. Un problema che non riguarda solo l’Italia, ma anche molti altri Paesi dell’Ue, minando prospettive di occupazione, crescita e competitività dell’Unione Europea nel suo complesso. Ma non solo: le competenze tecnico-scientifiche saranno cruciali per affrontare il cambiamento climatico e la transizione ecologica. Dare alle giovani generazioni competenze tecnico-scientifiche, dunque, significa anche attrezzarle ad affrontare le grandi sfide dei prossimi anni».

Meno donne Stem, non solo in Italia

In questo contesto, particolarmente critico è il dato sul numero di donne laureate all’interno del sottoinsieme Stem. Infatti, se è vero che ormai in tutti i Paesi analizzati le donne rappresentano dal 50% al 60% del totale dei laureati, la presenza femminile cala drasticamente quando si considerano solo i laureati Stem. In Italia le donne rappresentano il 39% del totale dei laureati Stem: un dato abbastanza in linea con la media dei Paesi analizzati. Tra i laureati Stem le donne sono il 26% in Germania, il 28% in Spagna, il 29% a Malta, il 31% in Francia e raggiungono la percentuale più alta in Regno Unito e Grecia con il 41%.

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Gender gap: la piaga del mondo Stem

Se è vero che, in generale, possiamo parlare di un gender gap a sfavore delle donne in ambito Stem, è anche vero che all’interno di ciascuna facoltà Stem la presenza delle donne può variare significativamente. Così, se nel mondo delle Scienze Naturali il gender gap si è oramai chiuso, la situazione cambia drasticamente quando consideriamo l’ambito Ict e le facoltà di ingegneria. Per quanto riguarda il mondo dell’Ict, ormai fondamentale per la trasformazione digitale sia del settore privato che pubblico, le laureate mediamente sono solo il 20%: sono il 12% in Spagna, il 16% a Malta, il 19% in Francia e in Italia, il 20% nel Regno Unito, il 21% in Germania e solo in Grecia raggiungono la percentuale significativa del 36%. Per quanto riguarda l’ingegneria, le laureate sono il 20% in Germania, il 24% in Francia, il 26% nel Regno Unito e Spagna, il 28% a Malta, il 31% in Italia e il 35 % in Grecia.

Aziende a caccia di profili Stem e di nuove competenze

In Italia, il 44% delle organizzazioni intervistate ha dichiarato di avere già avuto difficoltà a trovare profili professionali con background Stem. Un dato in linea con quanto emerso da un precedente report della Commissione Europea secondo cui, in media, il 55% delle agenzie di recruiting ha riportato difficoltà a occupare posizioni vacanti nel settore Ict. Ma oltre alle competenze Stem, dalla ricerca emerge che saranno anche altre le skill necessarie nel mondo del lavoro di domani. In ordine di importanza, secondo le indicazioni delle aziende italiane, vi sono il problem solving (62%); le capacità relazionali (54%); il senso di responsabilità (50%) e la capacità di comunicazione (46%).

Gli stereotipi-barriera: materie troppo difficili e poco “femminili”

Se è vero che le competenze Stem oggi offrono prospettive occupazionali e reddituali migliori della media, perché tanti giovani rinunciano a studi e potenziali carriere in ambito Stem? Dalla ricerca emerge che una prima importante barriera si incontra nei primi anni di scuola: il 41,6% degli studenti e il 40,9% dei Neet, infatti, lamenta la mancanza di guida da parte degli insegnanti. In assenza di strumenti di orientamento efficaci, così, gli studenti devono fare affidamento soprattutto sulle risorse e informazioni a disposizione della propria famiglia. Un meccanismo che tende a riprodurre le disuguaglianze sociali e a rafforzare stereotipi e bias, come quello secondo cui le donne sarebbero meno portate alle materie Stem. Oltre all’idea che la scienza e la tecnologia siano una cosa “da maschi”, è molto diffusa la percentuale di coloro che sono convinti che le scienze siano materie troppo difficili: a pensarlo è ben il 54,6% degli studenti e il 44,4% dei Neet intervistati.

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