L'INDAGINE

Industria 4.0 a secco di skill digitali, l’allarme di Federmeccanica

Il 42% delle imprese metalmeccaniche non riesce a reperire figure professionali con competenze tecnologiche avanzate. La federazione lancia il manifesto in 5 punti per rilanciare l’occupazione: al centro gli incentivi per la formazione continua e per l’alternanza scuola-lavoro

Pubblicato il 25 Set 2018

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La metalmeccanica italiana a secco di skill digitali. A lanciare l’allarme è Federmeccanica secondo cui per un’impresa  su due è difficile trovare personale qualificato soprattutto sul versante tecnologico. Nella consueta indagine sull’andamento del settore in Italia si rileva che il 48% delle imprese, nel secondo trimestre dell’anno, ha dichiarato di avere avuto difficoltà a reperire manodopera specializzata sul mercato del lavoro.

In particolare il 42% non riesce a reperire figure professionali con competenze tecnologiche e digitali avanzate, il 45% con competenze tecniche di base e il restante 13% figure professionali con altre specifiche caratteristiche.

Alla luce di questi dati, Federmeccanica lancia la proposta per aumentare l’occupazione in un manifesto in cinque punti che parte dal presupposto di come siano cruciali politiche industriali e formative ad hoc. Anche in vista della legge di Bilancio, nel documento “Più impresa!” l’associazione chiede di rendere strutturali i finanziamenti degli investimenti, di ridurre il costo del lavoro, di non abbandonare ma anzi di incentivare l’alternanza scuola-lavoro, di combattere la burocrazia.

“L’obiettivo – spiega il direttore generale Stefano Franchi – è affermare la centralità del manifatturiero ed in particolare della metalmeccanica, motore dell’economia italiana: il settore rappresenta infatti l’8% del Pil, quasi il 50% dell’export nazionale e occupa 1.700.000 lavoratori”.

“Servono – recita il manifesto – politiche industriali mirate e azioni coordinate a livello europeo per fronteggiare le tensioni commerciali globali”. Secondo Federmeccanica, il 48% delle aziende del comparto non riesce a reperire persone per le competenze necessarie: di conseguenza, occorre incentivare l’alternanza scuola lavoro e l’apprendimento permanente”.

La metalmeccanica produce il 100% dei beni di investimento attraverso i quali trasferisce tecnologia a tutti i settori e ai diversi rami dell’economia: per questo Federmeccanica chiede a governo e Parlamento di “rendere strutturali e potenziare i finanziamenti degli investimenti in macchinari, processi, modelli di business innovativi e nella creazione di competenze funzionali ad Industria 4-0. La federazione invoca poi maggiore flessibilità per dare alle aziende la possibilità di adattarsi ai cambiamenti: “La flessibilità – fa notare Franchi – non è precarietà. Il 96% dei lavoratori metalmeccanici è a tempo indeterminato e il 40% dei contratti stabili sono trasformazioni di contratti flessibili”.

Gli imprenditori chiedono poi all’esecutivo di ridurre il costo del lavoro e di incentivare con detassazione e decontribuzione ogni forma di collegamento tra salari e produttività. Infine, sostengono la necessità di abbattere la burocrazia, che secondo il World economic forum è al primo posto tra i fattori problematici per fare impresa in Italia. “Ci deve essere più attenzione alle nostre imprese – ha detto Franchi – e l’industria deve essere al centro del dibattito in ogni occasione”.

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