DONNE E TECNOLOGIA

Gender gap, Ict “snobbato” dalle studentesse: 0,5% di iscritte

Il bilancio dell’Osservatorio Talents Venture: bassissimo il numero di ragazze che scelgono corsi universitari in ambito informatico. Rossana Berardi, Presidente di Women for Oncology Italy: “Serve un cambio culturale, gli stereotipi nascono prima di tutto in famiglia”. Board Monitor Europe: Italia leader in Europa per quote rosa nei cda delle blue chips

Pubblicato il 03 Ago 2022

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Troppo poche. Sono appena lo 0,5% le studentesse iscritte ai corsi Ict offerti dalle università italiane. Emerge dall’Osservatorio Talents Venture che “scandaglia” i bilanci di genere degli atenei, dando vita a un indice della parità di genere. Secondo il report tuttavia il gender gap è minore nel settore degli studi online. Nell’Ict, in particolare, la parità di genere nella formazione online è aumentata tra il 2019 e il 2021.

Piani formativi per promuovere lo studio delle Stem

Serve un cambio di passo, secondo Rossana Berardi, Presidente di Women for Oncology Italy: “Resta fondamentale un cambio culturale, bisogna togliere questi stereotipi di genere che nascono prima di tutto in famiglia. Importante è il contesto in cui crescono i giovani, specie se la famiglia fa differenze tra maschi e femmine”.

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Per calmierare il fenomeno servono “interventi mirati – dice Berardi – come piani formativi e doti educative, per promuovere tra le bambine e le ragazze – a partire da quelle che vivono nei contesti più svantaggiati – l’acquisizione di fiducia nelle proprie capacità in tutti i settori: nella matematica, le scienze, l’ingegneria e le tecnologie digitali. Solo così sarà possibile ribaltare il paradigma che di fatto rappresenta il mondo scientifico come appannaggio solo degli uomini”.

Blue Chips, rallenta il riequilibrio di genere

Italia e Francia sono gli unici due Paesi allineati alle richieste dell’Europa sulle quote di presenza femminile nei cda delle principali società quotate. Emerge dal Board Monitor Europe, la ricerca annuale condotta dalla società di executive search Heidrick & Struggles, secondo cui si registrano però segnali di rallentamento nel trend.

Nel 2021 la percentuale di nuovi ingressi al femminile è leggermente diminuita al 43% rispetto al 45% del 2020: non una buona notizia in un mondo che si aspetta un progressivo riequilibrio della composizione di genere. A fronte di un 66% in Spagna (il paese che registra la più alta percentuale di nuove designazioni al femminile) e del 31% in Belgio, alcuni casi di rallentamento segnalano comunque un trend positivo. La Francia, paese all’avanguardia nella normativa sull’equilibrio di genere, e la Danimarca hanno sì visto un calo rispetto al 2019, ma come indicatore di un progressivo raggiungimento dell’equilibrio di genere.

Quote rosa più alte nei servizi finanziari

Le differenze nella rappresentanza di genere si amplificano o riducono tra differenti settori: nei servizi finanziari (52%), nei servizi alle imprese (50%) e nella tecnologia e telecomunicazioni (49%) la quota femminile di nuove nomine è in crescita, laddove i beni di consumo (34%), la sanità (39%) e la manifattura (41%) sono in ritardo.

Rispetto agli uomini, le donne nominate nei nuovi board vantano una maggiore esperienza internazionale ma solo il 28% ha ricoperto già un ruolo come amministratore delegato.

La nuova legislazione europea impone alle aziende di assegnare il 40% dei seggi al genere meno rappresentato; ad oggi Francia e Italia sono gli unici due paesi che – per effetto di precedenti previsioni normative – arrivano alla soglia del 40% in totale, con circa tre quarti delle quotate che hanno raggiunto tale obiettivo. L’obiettivo di quota 40% vede all’inseguimento l’Irlanda, con solo il 13%.

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