L'INIZIATIVA

Lavoro 4.0, via all’osservatorio congiunto Cida-Adapt

La Confederazione dei dirigenti insieme all’associazione di studi giuslavoristici fondata da Marco Biagi analizzerà l’andamento del mercato alla luce delle nuove tecnologie per capirne gli effetti sui lavoratori e sulla normativa

Pubblicato il 15 Feb 2021

Microsoft futuro lavoro

Un osservatorio sul mercato del lavoro, per analizzarne le trasformazioni legate alle nuove tecnologie e al digitale, capirne le dinamiche sociali e gli effetti sui lavoratori, verificarne le interazioni con il diritto e la produzione normativa. E’ l’obiettivo che si è posta Cida, la Confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, in collaborazione con Adapt, l’associazione di studi e ricerche giuslavoristiche fondata da Marco Biagi. Attraverso un report statistico trimestrale, i dati presentati si basano sulle dinamiche del lavoro, ma ponendosi l’obiettivo di fornire elementi utili a comprendere il contesto economico-sociale entro il quale si sviluppano.

L’analisi della realtà italiana, per alcuni indicatori, avverrà in prospettiva comparata a livello europeo, tentando anche un raffronto a livello regionale e provinciale. I dati verranno raccolti dai database Istat, Eurostat, Ilostat, Etui, Oecd, Inapp, Inps, Infocamere, Ilo e saranno analizzati e rielaborati dal gruppo di ricerca che, attraverso la costruzione di grafici, renderà l’indagine di facile lettura. “La scelta di Cida e Adapt è stata quella di partire dai numeri per risalire alla spiegazione dei fenomeni che interessano il mondo del lavoro senza posizioni precostituite e, soprattutto, senza cadere nella demonizzazione delle nuove tecnologie, pur se stanno sconvolgendo i processi produttivi, o nella suggestione di un mondo del lavoro ordinato, caratterizzato da categorie professionali statiche e francamente obsolete”, ha spiegato il presidente di Cida, Mario Mantovani.

“La nostra iniziativa – ha detto – ha avuto una gestazione non breve per l’ambizione di presentare punti di vista inediti del mercato del lavoro, con particolare attenzione al mondo della dirigenza, pubblica e privata e dei professionisti, anche per sdoganare queste categorie da vecchi ‘clichè’ ormai datati e certamente lontani dalla realtà. Una fase di elaborazione sulla quale si è poi abbattuta la pandemia, che ha sconvolto il quadro di riferimento e fatto ‘impazzire’ gli indicatori statistici”.

“Ma è proprio questo tsunami economico e sociale – ha sottolineato Mantovani – ad averci spinto a concentrare l’analisi sugli effetti verificatisi nel mondo del lavoro, perché a ben guardare si è trattato di un potente acceleratore di dinamiche già in atto. Questo primo numero dell’osservatorio ‘Labour issues’ è il risultato di questo impegno: da un lato cercare di comprendere quali effetti, quali interazioni avvengono tra fenomeni di natura diversa, quali risposte diamo a sfide straordinarie e con quali strumenti; dall’altro verificare l’obsolescenza del diritto del lavoro e di alcune forme organizzative che direttamente ne derivano”.

“Gli esempi non mancano – ha continuato – la dipendenza da alcune tecnologie (nel caso, ad esempio, del lavoro a distanza) si è fatta più̀ marcata, e le prospettive di un suo utilizzo di massa più concrete. Da questa cornice di riferimento siamo poi passati ai casi concreti. E abbiamo pensato che fosse utile aprire i lavori dell’Osservatorio con un focus sul lavoro dipendente e su quello autonomo: nell’anno in cui questa distinzione concettuale si è notevolmente affievolita, è interessante vedere gli effetti di norme che sono ancora pienamente calate in quello schema. I dati necessari non sono ancora tutti disponibili, comprenderemo meglio alcuni aspetti nel corso dell’anno e in quello prossimo. L’obiettivo di fondo è certamente sfidante: se comprendiamo come può̀ cambiare il lavoro possiamo avere un ruolo attivo nella trasformazione, coniugando produttività e realizzazione umana, coesione sociale e redditività”

“I dati contenuti nell’osservatorio – ha precisato il presidente della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi – mostrano con chiarezza il profondo mutamento della variegata composizione del lavoro subordinato che è molto meno uniforme rispetto al passato, soprattutto in virtù dell’aumento delle tipologie di lavoro subordinato non standard, intendendo come standard il contratto a tempo indeterminato full time. Di fatto ci si trova di fronte ad una forma cristallizzata di dualismo lavoro subordinato-lavoro autonomo, che ha a lungo giustificato diversità di tutele”.

“Ad esempio, – ha fatto notare – difficilmente si sarebbero avanzate richieste di ammortizzatori sociali per il lavoro autonomo che, invece, il lockdown provocato dal Covid-19 ha reso necessari. Oggi il contesto è completamente cambiato a causa di trasformazioni tecnologiche, demografiche e globali. Trasformazioni che hanno mutato profondamente la natura del lavoro che si è frammentato, alimentando aree grigie tra autonomia e subordinazione da un lato, e cambiando la struttura stessa del lavoro subordinato e del lavoro autonomo dall’altro”.

“Ecco i motivi alla base dell’osservatorio applicati ad un caso concreto: fornire un inquadramento quantitativo e qualitativo della struttura del mercato del lavoro italiano e della sua evoluzione negli anni recenti, come strumento utile per giungere ad una conclusione dalla quale può̀ scaturire un dibattito che ancora resta nell’ombra: sia il lavoro autonomo che quello subordinato stanno cambiando volto”, ha concluso.

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