IL MONITORAGGIO

Digitalizzazione dei processi al 60%, lo smart working spinge l’innovazione nella PA

Lo rilevano i dati di FormezPA che ha censito 1.537 amministrazioni: nel 70% evidenziato un “salto” nelle e-skill dei dipendenti. Risparmi su carta e utenze per il 54% degli enti

Pubblicato il 07 Dic 2020

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Lo smart working spinge la digitalizzazione dei processi nella PA. Secondo il monitoraggio elaborato da FormezPA per conto della Funzione Pubblica attualmente, con quasi la metà (46%) dei dipendenti pubblici in lavoro agile, la digitalizzazione dei processi è al 60% con l’87% dei dirigenti ora dotati di firma digitale.

Per il 70% delle amministrazioni, secondo il monitoraggio, c’è stato un salto nelle competenze digitali dei dipendenti. Per il 48% degli enti i dipendenti sono stati più responsabilizzati e orientati ai risultati. Il 54% delle amministrazioni ritiene invece che le spese siano diminuite, con punte oltre l’80% per il comparto università e ricerca e nella PA centrale. Risparmi concentrati soprattutto nelle voci utenze e carta. Infine, su 2.681 dipendenti interpellati, per il 91% l’esperienza del lavoro agile è pienamente o abbastanza soddisfacente e il 73% ritiene che ci siano stati incrementi della produttività del lavoro.

Per quanto riguarda le percentuali di adesione, FormezPA ha registrato un picco del 64% a maggio, dopo il 56% di marzo, primo mese di lockdown, e il 46% ancora nel settembre scorso. A settembre sono entrate in vigore le norme del decreto Rilancio secondo cui il lavoro agile non è più la modalità organizzativa ordinaria, come nella prima fase acuta dell’emergenza pandemica, ma va contemperato con il lavoro in presenza ben oltre le sole attività indifferibili, a garanzia della continuità dei servizi per cittadini e imprese.

Le amministrazioni rispondenti sono state ben 1.537 (circa 300mila i dipendenti rappresentati) per un periodo che va da gennaio al 15 settembre scorso, proprio il giorno in cui il lavoro agile ha smesso di essere la soluzione organizzativa ordinaria. Per dare una rappresentazione più fedele del fenomeno il monitoraggio non ha sostanzialmente riguardato settori in cui il lavoro agile è giocoforza marginale (sanità, forze dell’ordine, ecc.).

Tornando ai numeri, a gennaio i lavoratori pubblici in smart working erano appena l’1,7%. Successivamente, l’esplosione della pandemia ha portato ai picchi di maggio con percentuali oltre l’87% per le amministrazioni centrali. Il lavoro agile ha riguardato l’86% delle amministrazioni interpellate, dal 94% al 100% se parliamo degli enti sopra i 10 addetti. A maggio, le dipendenti donne attive da remoto hanno raggiunto il 66,3% contro il 60,3% degli uomini. A settembre il gap è diminuito: 47,6% contro 44,4%. In media, 48% contro 44%. A maggio il 57% del tempo di lavoro era mediamente in smart working, con punte di quasi l’80% nelle PA centrali.

Un lavoratore su due in lavoro agile si è giovato di strumenti forniti dall’amministrazione; in particolare è stato rilevato un +7% sulla disponibilità di device da maggio a settembre.

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