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Smart working, Madia: “La PA protagonista del cambiamento”

La ministra della PA e Semplificazione: “Con il nuovo sistema di valutazione delle amministrazioni verrà monitorato anche il lavoro agile”. Corso (Polimi): “Una nuova organizzazione leva di maggiore produttività e motivazione”

Pubblicato il 08 Giu 2017

Lo smart working può essere leva di sviluppo per la PA digitale. Ne è convinta la ministra della PA e Semplificazione, Marianna Madia. “Io penso che un lavoro più flessibile possa migliorare la qualità dei servizi ai cittadini, favorire il superamento della cultura della procedura e l’affermazione della cultura dell’obiettivo e del risultato, per i cittadini e per tutto il Paese – ha detto Madia aprendo il convegno “Smart Work, better life”, organizzato da Centro Europeo di Studi Manageriali in partnership con Abbott e Politecnico di Milano – Da poco è stata approvata una legge che regola lo smart working e io ho deciso di firmare una direttiva specifica per la pubblica amministrazione, per sottolineare che non è fuori da questo cambiamento dell’organizzazione del lavoro. Occorre usare lo smart working per cambiare la mentalità della pubblica amministrazione”.

“In questi tre anni ho avuto la responsabilità della pubblica amministrazione. Quando ho pensato ad una sua possibile riforma ho sempre pensato ad interventi che potessero portare ad una migliore interazione con i cittadini. Tutti i provvedimenti hanno questo sigillo: no alla cultura della procedura, sì ad una cultura dell’obiettivo e del risultato. Il lavoro agile credo sia fondamentale a livello delle politiche di conciliazione tra lavoro e vita privata, soprattutto nella vita delle madri e delle famiglie. Ma il lavoro agile – ha sottolineato – è soprattutto uno strumento potente di innovazione dell’organizzazione del lavoro, che mette al centro la tecnologia, figlia dello spirito del nostro tempo. Nella pubblica amministrazione può diventare uno strumento di cambiamento verso il superamento della cultura della procedura e l’affermazione di una cultura del risultato, dell’obiettivo”.

Madia ha detto di guardare con attenzione agli “agli accordi sindacali”. “Ovviamente – ha precisato Madia – l’introduzione nella pubblica amministrazione dovrà avvenire con gradualità e rispetto delle regole. Ma oggi se il 10% dei dipendenti chiedono forme spazio-temporali di flessibilità, queste devono essere concesse senza che ciò pregiudichi le loro prerogative di carriera ed il riconoscimento delle loro professionalità. Per questo abbiamo creato dei Comitati unici di garanzia, per verificare che ciò avvenga. Poi saranno le amministrazioni a capire in quali settori queste forme sono più adeguate. Il passo in avanti a livello normativo non significa aver compiuto la missione – mette in guardia – Noi oggi iniziamo una sfida: fare in modo che le riforme diventino cambiamenti concreti, perché non è solo il legislatore a riformare un Paese”. Per il ministro quello che stiamo vivendo oggi è il terzo tempo del cambiamento: “Il primo è stato la messa a punto delle cose da fare. Il secondo è stato il tempo lungo del legislatore. Il terzo è il tempo di far diventare queste riforme cambiamenti concreti, con la collaborazione di tutti gli attori. Per questo abbiamo lanciato la campagna #terzotempo per l’attuazione della riforma PA. Invito chiunque voglia partecipare a questo cambiamento, dalle realtà associative, ai corpi intermedi, alle imprese, a registrarsi e a chiedere un incontro, per capire insieme – conclude – cosa si possa migliorare per attuare i cambiamenti che il governo ha voluto con forza”.

“Lo smart working è uno strumento potente di innovazione dell’organizzazione del lavoro che mette al centro la tecnologia ed è quindi figlio del nostro tempo, un modello che, come ogni sperimentazione, ha bisogno di essere curato nell’attuazione anche attraverso il prezioso lavoro dei Comitati unici di garanzia, affinché si trasformi in un cambiamento positivo della vita dei lavoratori e dei cittadini – ha poi detto Madia Con i nuovi sistemi di valutazione delle performance della PA i primi risultati dello smart working verranno monitorati, misurati e connessi al potenziamento tangibile dei servizi. La sfida è lavorare insieme al Governo, alle Istituzioni europee e agli attori coinvolti che credono nel cambiamento per favorire l’implementazione e l’attuazione dello smart working a tutti i livelli”.

Stando ai dati emersi dalla survey Abbott-Polimi gli smart worker sono più soddisfatti rispetto alla media dei lavoratori: su un campione di 1004 dipendenti è emerso che il 35% di questi è più sereno grazie a nuove forme di lavoro flessibile, contro il 15% dei lavoratori tradizionali, per l’opportunità di conciliare meglio vita privata e lavorativa e per la possibilità di un avanzamento più rapido di carriera.

“Il cosiddetto lavoro “agile”, infatti, consente di sviluppare maggiori abilità e conoscenze propedeutiche a un’evoluzione professionale che viene valutata “eccellente” dal 41% degli smart worker, rispetto al 16% degli altri lavoratori”, ha spiegato Mariano Corso, responsabile Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano.

Gli aspetti più rilevanti da tenere in considerazione per cambiare l’approccio al lavoro sono lo stile di leadership (25%), le opportunità di formazione e sviluppo (23%), l’ambiente organizzativo (21%) e la chiarezza della strategia aziendale (13%). Per i dipendenti, gli strumenti più efficaci per rivoluzionare il modello culturale sono: telelavoro (44%), ambiente e orario di lavoro flessibili (33%) e servizi di welfare aziendale (22%). I benefici si avrebbero in termini di innovazione (34%), produttività (36%) ma anche motivazione (39%).

In Italia lo smart working rappresenta un trend sempre più rilevante soprattutto nelle grandi imprese, dove la capacità di attrarre e mantenere talenti è vitale per la crescita e il raggiungimento del successo. Ma le potenzialità di adozione sono maggiori: l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano stima che ad oggi gli smart worker sono ancora solo 250 mila, circa il 7% del totale di impiegati, quadri e dirigenti. “La legge sul lavoro agile approvata in Senato il 10 maggio 2017 fornirà sicuramente un’ulteriore spinta alla diffusione del lavoro agile nei prossimi mesi, rimuovendo anche l’alibi della mancanza di un riferimento normativo”, ha evidenziato Corso.

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