IL CASO

Smart working nella PA, scontro Dadone-sindacati

Dopo le indiscrezioni di stampa secondo cui nel prossimo decreto ministeriale sarebbe prevista la possibilità di far rientrare il lavoratore in ufficio, nel caso non rispetti gli standard di produttività, la Fp Cgil attacca: “Nessuna innovazione, solo restaurazione”. Ma da Palazzo Vidoni chiariscono: “Mai fatto riferimento al lavoro agile da erogare come premio o da usare come sanzione”

Pubblicato il 22 Dic 2020

smart home- smart working

Scontro Dadone-sindacati sullo smart working nella PA. Le scintille sono scoppiate dopo le indiscrezioni di stampa secondo cui nel decreto Pola (Piano operativo del lavoro agile) in via di emanazione, saranno inseriti alcuni indicatori di produttività che misureranno i risultati conseguiti dai dipendenti della pubblica amministrazione nelle loro giornate di distacco dall’ufficio, quando – sempre a causa delle norme anti-Covid – continueranno a lavorare da casa. E che sarà possibile far ritornate il lavoratore in ufficio nel caso in cui non rispetti gli standard di produttività stabiliti dai vertici dirigenziali.

Per la Fp-Cgil non si tratta di innovazione ma di restaurazione. “Cade la maschera della ministra Dadone: nulla di nuovo, ricette vecchie come il cucco – si legge nella nota sindacale – Abbiamo letto con stupore le notizie e le parole della ministra, ricevendo così la conferma che non c’è nulla di innovativo rispetto all’approccio che si ha nei confronti della riforma della Pubblica amministrazione, della sua digitalizzazione e della valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori del settore pubblico”.

“Siamo stati criticati nei giorni scorsi per la nostra mobilitazione,- continua la Fp – che denuncia l’insufficienza delle misure messe in campo dal governo per il rilancio e la riqualificazione della PA, adesso diciamo: potete leggere nero su bianco che la ricetta del governo non è sicuramente all’altezza di una mobilitazione importante del settore pubblico per capitalizzare al meglio il Recovery Fund, insieme agli altri investimenti pubblici e risorse europee, che potevano rappresentare una svolta per le pubbliche amministrazioni”.

Dal ministero della PA fanno sapere che “lo smart working è una modalità organizzativa che può migliorare l’efficienza della PA ed è in grado di valorizzare chi lavora bene”.

“Il ministro Dadone ha parlato semplicemente di valutazioni sulle prestazioni da tarare più a breve scadenza e mai ha fatto riferimento al lavoro agile da erogare come premio o da togliere come sanzione al lavoratore – dicono da Palazzo Vidoni – Si tratta di scenari di stampa che non hanno nulla a che vedere con le parole del ministro, su questioni che, peraltro, come si sa, attengono all’autonomia delle singole amministrazioni e della loro dirigenza”.

Smart working, cosa sono i Pola

Il Pola (Piani operativi del lavoro agile) è uno strumento previsto dal decreto Rilancio. Il provvedimento stabilisce che entro il 31 gennaio di ciascun anno le amministrazioni pubbliche debbano redigere, sentite le organizzazioni sindacali, il Piano organizzativo del lavoro agile. Il Piano deve individuare le modalità attuative per almeno il 60% dei dipendenti che si può avvalere di questa modalità.

Il Pola deve inoltre definire le misure organizzative, i requisiti tecnologici, i percorsi formativi del personale, anche dirigenziale, e gli strumenti di rilevazione e di verifica periodica dei risultati conseguiti, anche in termini di miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione amministrativa, della digitalizzazione dei processi, nonché della qualità dei servizi erogati, anche coinvolgendo i cittadini, sia individualmente, sia nelle loro forme associative.

In caso di mancata adozione del Pola, lo smart working si applica almeno al 30% dei dipendenti, ove lo richiedano. E’ istituito presso la Presidenza del Consiglio un osservatorio del funzionamento e dell’organizzazione dello smartworking nel settore pubblico, col compito di monitorare e promuovere l’efficienza del funzionamento del lavoro agile.

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