LAVORO

Smart working, un algoritmo per ricalcolare gli stipendi. Tagli in busta paga a chi abita fuori città

Nella Silicon Valley partono le “sperimentazioni”: retribuzioni differenziate in casa Google, Facebook e Twitter per i dipendenti che non rientrano in sede o abitano in aree in cui il costo della vita è inferiore rispetto alle metropoli. E, secondo quanto riferisce Reuters, Big G starebbe persino usando una sorta di “algoritmo”. Anche l’Europa si prepara ad adottare la linea? E in Italia si assisterà a una contro-migrazione di massa Nord-Sud?

Pubblicato il 10 Ago 2021

smart home- smart working

Lo smart working per differenziare lo stipendio? Negli Stati Uniti partono le “sperimentazioni” e sono i colossi della Silicon Valley i primi a rivedere le retribuzioni sulla base del rientro in sede o meno dei dipendenti e persino della distanza abitativa dalla sede.

Secondo quanto riferisce Reuters Google starebbe utilizzando una sorta di “calcolatore” della retribuzione basato sulla residenza del lavoratore e dunque sul costo della vita. La retribuzione cambierebbe sulla base dei costi a carico dei lavoratori, quelli relativi all’affitto ad esempio, e più in generale al costo della vita parametrato per città, periferie e piccoli centri. Un portavoce di Google – riferisce Reuters – ha affermato che la società non cambierà lo stipendio sulla base della residenza. Ma Reuters sarebbe venuta in possesso di alcuni screenshot del calcolatore: il ricalcolo dello stipendio sarebbe pari a un taglio almeno nell’ordine del 10% per chi non abita in città o comunque non vicino la sede dell’azienda. Una percentuale non da poco tant’è che molti pendolari avrebbero già deciso di non aderire allo smart working pur di non vedersi tagliare lo stipendio. Gli screenshot del calcolatore dello stipendio interno di Google visualizzati da Reuters mostrano che un dipendente che vive a Stamford, nel Connecticut – a un’ora di treno da New York City – verrebbe pagato il 15% in meno se lavorasse da casa, mentre un collega dello stesso ufficio che vive a New York City non vedrebbe alcun taglio dal lavoro da casa. Gli screenshot hanno mostrato differenze del 5% e del 10% nelle aree di Seattle, Boston e San Francisco. E su questo punto il portavoce di Google non avrebbe commentato.

Partendo dal presupposto che i colossi del big tech prediligono il lavoro in presenza – faceva la differenza anche sulla retribuzione pre-pandemia, con premi e promozioni calcolati sulla base della presenza in sede – la pandemia ha innegabilmente sparigliato le carte. Per molti dipendenti lo smart working in modalità full ha comportato vantaggi da un punto di vista economico, sostengono le aziende e anche molti lavoratori si dicono più che favorevoli alla modalità “da remoto” anche nel post pandemia. Non pochi coloro che hanno disdetto i contratti di affitto nelle grandi città, al punto che si è assistito a un fuggi fuggi verso località “low cost”.

Anche Facebook e Twitter stanno tagliando gli stipendi dei dipendenti che si trasferiscono in aree meno “costose” – riferisce Reuters – mentre aziende più piccole tra cui Reddit e Zillow hanno deciso di lasciare invariate le retribuzioni puntando a “fidelizzare” la forza lavoro puntando sulla qualità.

La questione della differenza di retribuzione sta facendo montare la protesta in particolare fra i pendolari ossia coloro che non vivendo in aree non urbane si vedrebbero penalizzati rispetto ai colleghi che abitano in città a fronte delle stesse ore di smart working. Secondo l’algoritmo chi vive in aree extra urbane deve guadagnare meno.

La corsa allo smart working e soprattutto il dibattito sul da farsi nel post pandemia sta montando anche in Europa. In Italia le seconde case sono diventate per molti la prima abitazione e “sede” di lavoro nella modalità smart working. E non manca chi ha deciso di disdire i contratti di affitto per abbattere i costi: il fenomeno di “contromigrazione” Nord-Sud – tantìè che si parla di south working – continua a caratterizzare questa fase di criticità, complici il perdurarsi della pandemia, i lockdown e la proroga a fine dicembre dello stato di emergenza. Che cosa succederà nel nostro Paese? Le retribuzioni sono destinate a cambiare sulla base del ricorso allo smart working?

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