Anie-Anitec: bene la Corte Ue sull’equo compenso

Le associazioni plaudono alla sentenza che bandisce l’indiscriminata applicazione della tassa sui prodotti ad uso professionale. Tucci: “Il sistema si sta adeguando alla nuova realtà digitale”

Pubblicato il 22 Ott 2010

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Anie e Anitec plaudono alla decisione della Corte di Giustizia
europea che ridimensiona l'applicazione dell’equo compenso.
Con una sentenza dove si stabilisce “che l’applicazione del
compenso per copia privata è giustificata solo laddove la
riproduzione di contenuti digitali sia stata effettuata da una
persona fisica e utilizzata per un suo uso personale e che
l’ammontare del compenso deve essere strettamente correlato
all’effettivo pregiudizio arrecato ai detentori dei diritti
indicando anche che, laddove il pregiudizio arrecato è minimo, il
pagamento del compenso non è dovuto”, si mette fine alla
controversia tra la società Padawan e la Sociedad general de
autores y editores de España in merito al concetto di “prelievo
per copia privata” che la stessa Padawan avrebbe dovuto pagare
per i Cd-R, Cd-Rw, Dvd-R e gli apparecchi MP3 commercializzati.

“Il caso Padawan apre la strada al cambiamento – commenta
Maurizio Tucci, Presidente di Anitec, l’Associazione Nazionale
Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo
aderente a Confindustria Anie, e aggiunge: “Accogliamo la
sentenza della Corte come un chiaro segnale che i legislatori
europei riconoscono l’importanza di adeguare questo sistema
obsoleto a uno allineato con la realtà digitale nella quale
viviamo oggi”.

Il principale risultato derivante da questa decisione è che il
legislatore ha riconosciuto come i metodi utilizzati dalle
collecting society nel calcolare i compensi per copia privata sono
stati iniqui e non trasparenti. La sentenza rappresenta una
opportunità per evidenziare anche le altre inadeguatezze esistenti
con il presente regime di calcolo dei compensi.

“Si deve sottolineare che la sentenza stabilisce che nelle
determinazione dei compensi per copia privata devono essere
contemperati gli interessi di tutte le parti coinvolte:
consumatori, titolari dei diritti, produttori. La sentenza conferma
che l’equo compenso è il nuovo concetto comunitario e
richiederà un radicale adattamento dei sistemi esistenti che oggi
sono ormai obsoleti – ribadisce Tucci -. La sentenza della corte di
Giustizia apre le porte a una nuova era con l’auspicio che porti
al raggiungimento di una determinazione dei compensi equa in tutti
i Paesi europei. L’industria italiana è pronta per collaborare
con tutti gli attori coinvolti per giungere al risultato
auspicato”.

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