Broadband, digitale e il “Pueblo unido” di Confalonieri

Il presidente di Mediaset rilancia l’idea di un’azione pubblico-privata per le nuove reti di telecomunicazioni ricalcando il “modello” adottato per il digitale terrestre

Pubblicato il 14 Ott 2009

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“El pueblo unido jamas serà vencido”. Le parole di Ortega non
escono dalla bocca di un sessantottino, ma da Fedele Confalonieri,
presidente di Mediaset, che così rilancia l’idea di una
collaborazione pubblico-privati per la realizzazione della banda
larga in Italia. Il modello da seguire, indica Confalonieri, è lo
stesso fin qui utilizzato per il digitale terrestre. Nel corso del
convegno romano dedicato al digitale terrestre – hanno partecipato,
tra gli altri, Franco Bernabè ad di Telecom Italia,
l'imprenditore tunisino Tarak Ben Ammar e il presidente Agcom
Corrado Calabrò, il presidente di Mediaset ha detto che “per la
nuova sfida del digitale la collaborazione fra tutti i soggetti sia
privati sia pubblici ha premiato con il risultato. Se ci mettiamo
tutti insieme – ha detto rivolgendosi in particolare a Bernabè – a
cercare di risolvere il problema, anche sulla banda larga possiamo
ottenere lo stesso risultato”.

Bernabè concorda (dopo aver commentato il “pueblo unido” di
Confalonieri con un “Confalonieri che recita gli omaggi al Che è
una vera notizia!”), e ribadisce che Telecom Italia non è
disposta ad un ridimensionamento nella tv digitale. "Non
vogliamo ridimensionare il nostro ruolo. Abbiamo investito 300
milioni – ha detto – per digitalizzare i due canali analogici e
avere poi quattro multiplex digitali". "Ci crediamo – ha
osservato Bernabè – come operatori televisivi e come operatori di
infrastrutture". Il digitale "apre il terreno alla
diffusione di contenuti anche su altre piattaforme, soprattutto la
Iptv nell'ottica di dotare il paese di una pluralita' di
piattaforme che non competono ma si integrano fra loro".
Bernabè ha aggiunto che "noi non faremo i produttori di
contenuti, ma metteremo le strutture tecnologiche a disposizione di
chi vuole operare".

Sui progressi fatti dal digitale terrestre in Italia ha dedicato il
proprio intervento Paolo Romani, viceministro per lo sviluppo
economico che ha sottolineato come entro dicembre 2009 il 62% delle
famiglie italiane, pari a 36 milioni di individui, entrerà
nell’era del digitale terrestre. E con gli switch off del 2010
l’Italia intera sarà di fatto digitale. Se le regioni
“campionesse” del digitale sono Sardegna e Valle D’Aosta,
già da tempo all digital con una penetrazione che raggiunge la
quota del 93%, il cammino verso il digitale prosegue rapidamente e
riguarderà a fine 2009 2.085 comuni italiani, 279 emittenti, e
circa 6.200 impianti. In questo modo, l’Italia sarà il primo
Paese in Europa per numero di famiglie digitalizzate. “Ma
l’appuntamento che più ci inorgoglisce – ha dichiarato Romani –
è quello del 16 novembre, quando il Lazio passerà al digitale e
così Roma sarà la prima capitale europea a compiere questo
passo”.

Per quanto riguarda il servizio pubblico di fronte alla sfida del
digitale terrestre “la Rai ha svolto e svolge un ruolo di traino
fondamentale – ha detto il presidente Rai Paolo Garimberti -,
chiedo perciò al governo un impegno serio alla lotta
all’evasione del canone e un riconoscimento al ruolo e
all’impegno della Rai”. Galimberti ha ricordato che la Rai
offre 12 canali in digitale terrestre gratuiti in chiaro, offerta
che si caratterizza come la più vasta d’Europa. “E dopo il
successo di Rai4 – aggiunge Galimberti – arriverà a breve Rai5 e a
seguire Rai6”. Nelle regioni all digital, ossia Sardegna e Valle
d’Aosta “abbiamo registrato un aumento degli spettatori pari al
5% circa – ha concluso Garimberti -, il che vuol dire che la nuova
Rai del digitale piace”.

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